Il cielo plumbeo all’improvviso. Un tuono che irrompe sovrastando il canto del San Nicola pronto alla festa. La pioggia battente, preludio del dramma sportivo. Metafora di lacrime senza fine nella notte più triste della storia del calcio barese. La Serie A lontana solo due giri della lancetta dei minuti, prima che Pavoletti al 94esimo fermasse il tempo e lo spazio sotto il diluvio. Un istante scandito dai fotogrammi di una stagione straordinaria, passati tutti insieme davanti agli occhi di Mignani inzuppato d’acqua a bordo campo. L’attimo capace di stroncare le precoci urla di gioia sugli spalti e di riscrivere un epilogo che sembrava già consegnato agli annali. L’11 giugno 2023 è una data destinata a restare immortale, non solo per gli oltre 58mila presenti alla finale di ritorno playoff tra Bari e Cagliari, ma per tutto il popolo biancorosso. Una beffa atroce che segna ineluttabilmente una delle più grandi amarezze sportive di Bari. Più dello spareggio salvezza perso con il Venezia il 19 giugno 2004, che condannò i biancorossi alla C. Ancora più atroce della corsa promozione interrotta nel 2014 in semifinale, che fatalmente anche allora cadde l’11 giugno.
All’indomani del “dramma” squadra e città sono ancora sotto choc. Incredulità e sgomento sono i sentimenti prevalenti, misti all’incertezza su un futuro che adesso spaventa. Troppe le incognite da chiarire. A partire dagli scenari riguardanti la guida del Club, per arrivare alla gestione tecnica.
Con la permanenza del Bari in serie B muore l’obbligo impellente a carico della famiglia De Laurentiis di cedere la società biancorossa. Un imperativo che invece sarebbe scattato in caso di promozione, per effetto delle norme che sanciscono il divieto di multiproprietà. Non è un mistero che nell’ultimo periodo l’amministratore unico del SSC Bari, Luigi De Laurentiis, in virtù di una Serie A sempre più vicina, avesse portato avanti interlocuzioni con fondi americani e mediorientali, per porre le basi di una cessione rapida e indolore. In linea teorica tutto adesso potrebbe essere congelato, o magari approfondito con più calma.
Nel frattempo però non c’è tempo da perdere per la programmazione della prossima stagione sportiva (il ritiro scatta tra meno di un mese) che necessariamente dovrà puntare al massimo obiettivo. Restano tanti i nodi da sciogliere. Su tutti la conferma del ds Polito, legato al Bari da altri due anni di contratto. L’ambizione del dirigente campano, ancor più dopo l’amarezza di una finale playoff persa, sarà dirimente nel tavolo di confronto con il presidente De Laurentiis. L’ex portiere della J. Stabia vorrà garanzie dalla società affinché gli venga messo a disposizione un budget sufficiente per poter allestire una squadra competitiva in grado di lottare per la vittoria del campionato. Niente cifre folli, ma molto di più di quanto fatto finora. D’altronde il lavoro sarà tanto. I numerosi giocatori in scadenza (Mazzotta, Pucino, Molina, Antenucci, Botta), le incognite su Caprile e Cheddira, oggetti preziosi di mercato, i prestiti secchi di Folorunsho, Benedetti ed Esposito, il punto interrogativo su Di Cesare, imporranno un rinnovamento della rosa per il 60-70%. Non sono da escludere riflessioni anche sul tecnico Mignani. Dopo un terzo posto e una finale playoff persa migliorarsi vorrà dire tentare l’assalto alla A diretta. Un target anche l’anno prossimo proibitivo, in un torneo che vedrà ai nastri di partenza le tre retrocesse Sampdoria, Cremonese e Spezia, insieme alle tante big deluse. Su tutte Parma, Venezia, Pisa e Palermo, con i siciliani spinti da investimenti che si preannunciano faraonici da parte del City Football Group.