Si torna al lavoro alla regione Puglia sul cosiddetto lodo salva poltrone. Un escamotage per aggirare il previsto taglio dei consiglieri regionali da 50 a 40, dieci in meno, che scatterà a partire dalle prossime elezioni nel 2025 o nel 2026 per effetto del calo della popolazione al di sotto dei quattro milioni di abitanti. Una tagliola prevista nel 2012 dalla spending review imposta dall’allora presidente Monti.
Come si ricorderà, all’epoca per evitare la bancarotta dell’Italia il professore impose tagli draconiani alla spesa pubblica, a partire proprio dalle regioni a cui fu imposta un numero di consiglieri regionali in proporzione alla popolazione. Oggi, a distanza di 12 anni, si vedono gli effetti della mannaia che in Puglia avrebbero il sapore della beffa. Per poco meno di 7mila abitanti, infatti, la regione non riuscirebbe a superare i 4 milioni di residenti, la soglia di sicurezza per mantenere i 50 eletti. Secondo l’Istat – sui dati dell’ultima rilevazione risalente al 31 dicembre 2020 – gli abitanti della Puglia sono 3.930.000 e fra due anni potrebbero subire un ulteriore calo. La normativa, fra l’altro, impatterà anche sulla composizione delle giunta che da dieci scenderà ad otto assessori.
Di qui la contromossa della politica che qualche mese fa, in assenza di un intervento statale, mise in cantiere la modifica dello statuto regionale con un testo scritto materialmente da Claudio Stefanazzi, l’ex capo di gabinetto del governatore Emiliano ed attuale senatore del Pd insieme al presidente della settimana commissione De Blasi. La leggina puntava a rivedere il parametro dei risparmi dell’epoca Monti considerando che la Puglia si adeguò riducendo gli eletti da 70 a 50, cancellando i vitalizi e anche il trattamento di fine mandato, beneficio tornato in discussione proprio in questi giorni con una nuova proposta di legge per reintrodurlo.
Il progetto, però, è naufragato dopo le verifiche giuridiche sui criteri della legge Monti che sono risultati invalicabili. Che fare? Nei giorni scorsi è spuntata un’altra ipotesi per salvare almeno sei delle dieci poltrone a rischio. Il meccanismo previsto è una modifica dello Statuto stavolta per sospendere l’incarico del consigliere regionale qualora venga nominato nella giunta regionale. Ibernando il mandato di consigliere per l’assessore nominato in sua sostituzione scatterebbe il primo dei non eletti della lista corrispondente. E in caso di sfiducia dell’assessore indicato all’inizio, quest’ultimo tornerebbe allo status di consigliere regionale al posto del subentrato che in quel caso perderebbe il posto.
Così facendo si potrebbero salvare almeno sei dei dieci scranni tagliati dal calo demografico con 48 componenti totali. In alternativa c’è l’ipotesi di utilizzare i resti per ripescare il consigliere da indicare al posto dell’assessore nominato in giunta dove, fra l’altro, resterebbero al loro posto i due assessori esterni. Un meccanismo questo già adottato in altre quattro regioni che potrebbe limitare i danni della tagliola.
Nei prossimi giorni la proposta sarà girata dai consiglieri di maggioranza a quelli dell’opposizione per trovare una quadra e proporre in tempi brevi la sanatoria alle commissioni prima del passaggio in aula dove sarà necessaria la maggioranza qualificata di due terzi dell’aula.
Liliana Iaccarino