Si fa in salita la strada per l’approvazione della norma che reintroduce la liquidazione per consiglieri e assessori regionali. La proposta di legge è stata depositata in Consiglio l’altro giorno dai capigruppo di maggioranza, ma sono bastate 48 ore per far cambiare idea ai Cinque Stelle. Il capogruppo Marco Galante, fra i sottoscrittori della proposta, ha ritirato la firma e preannunciato il no del partito al ripristino del trattamento di fine mandato. Un dietrofront motivato dalla retroattività che prevede di estendere la liquidazione da circa 30mila euro non solo agli eletti in carica, ma ai politici regionali presenti in Consiglio alla data del primo gennaio 2013. Un trucchetto che costerà circa quattro milioni di euro nel 2023 per poi ridursi nel 2024 e nel 2025 anche per effetto del possibile taglio degli eletti da 50 a 40.
Sulla decisione, filtra dall’interno, avrebbe pesato anche la visita in Puglia del presidente Giuseppe Conte, atteso a Foggia in mattinata, che sarebbe rimasto imbarazzato dall’ulteriore privilegio alla “casta” pugliese avallato dai suoi. Pollice verso anche per l’ex grillina Antonella Laricchia fuoriuscita dal gruppo, ma a guidare il fronte del no nel centrosinistra c’è il consigliere regionale Antonio Tutolo, da sempre contrario ai benefit aggiuntivi, da ultimo quelli per il segretario d’aula.
A disagio per la possibile reintroduzione del trattamento di fine mandato è anche l’area Schlein del Partito democratico. Le consigliere Lucia Parchitelli e Barbara Ciliento in primis, sono pronte a ostacolare l’approvazione così come il presidente di commissione Donato Metallo. Per la prossima settimana il capogruppo dem Filippo Caracciolo ha convocato una riunione del gruppo per definire una posizione unitaria.
Divise, invece, le opposizioni di centrodestra. La Lega è orientata all’astensione, ma il gruppo si sta consultando all’interno per stabilire il da farsi. Silente Fratelli d’Italia che per ora preferisce non esprimersi sulla questione: una scelta discutibile considerando che il provvedimento riguarda tutti gli eletti. Restare in silenzio adesso potrebbe consentire di “raccogliere i frutti” in seguito, schivando critiche e schizzi di fango che resterebbero a carico dei proponenti. Anche Forza Italia, in fibrillazione per la guerra intestina fra le correnti che fanno capo al vicepremier Antonio Tajani e alla senatrice Licia Ronzulli, al momento non si esprime. In passato, invece, esattamente a luglio 2021, quando la liquidazione si materializzò con un emendamento “galeotto” al bilancio, il centrodestra votò compatto (unanimità con scrutinio segreto) il ripristino del beneficio, poi cancellato due mesi dopo sull’onda di un’autentica sollevazione popolare. E proprio il voto segreto potrebbe facilitare anche stavolta l’approvazione del trattamento di fine mandato che, è bene ricordarlo, è un diritto acquisito di tutti i lavoratori. La Puglia, fra l’altro, è una delle tre Regioni a non averlo ripristinato dopo i tagli ai costi della politica inferti dal governo Monti nel 2012.