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Un bollino contro le fake news dell’AI, perché non può funzionare

(Adnkronos) - Il problema è consistente, arginare la diffusione di fake news generate tramite l'AI. La soluzione ipotizzata dalla Commissione Ue, per ora, sembra però velleitaria: un'etichetta, o un bollino, per marchiare un contenuto rischioso per la sua origine artificiale. Come se bastasse catalogare per impedire che il flusso di informazioni generate dai chatbot possa…

(Adnkronos) – Il problema è consistente, arginare la diffusione di fake news generate tramite l’AI. La soluzione ipotizzata dalla Commissione Ue, per ora, sembra però velleitaria: un’etichetta, o un bollino, per marchiare un contenuto rischioso per la sua origine artificiale. Come se bastasse catalogare per impedire che il flusso di informazioni generate dai chatbot possa confondersi con la produzione umana.  

Non è solo una questione di metodo ma anche, e soprattutto, una questione di proporzioni. L’utilizzo dell’Ai può moltiplicare in maniera esponenziale la produzione di contenuti, rendendo pressoché impossibile una distinzione regolata ‘a monte’ con una sorta di codice di autodisciplina. Sembra una soluzione analogica per un contesto che è andato oltre la dimensione digitale. Una risposta che non può funzionare.  

Vera Jourova, vice presidente della Commissione Ue, ha ragione quando dice che la capacità della nuova generazione di chatbot di intelligenza artificiale di creare contenuti e immagini complessi in pochi secondi comporta “nuove sfide per la lotta alla disinformazione”. Così come rientra nella logica di una prevenzione di sistema chiedere a Google, Meta, Microsoft, TikTok e altre società tecnologiche che hanno aderito all’accordo volontario sottoscritto nei Paesi dell’Unione europea sulla lotta alla disinformazione di lavorare per affrontare il problema dell’IA. 

E’ il passaggio successivo che solleva più di un dubbio. Jourova sostiene che “con il bollino le piattaforme indicheranno i contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale in modo da consentire al normale utente, che può essere distratto da diversi contenuti, di vedere con chiarezza che non si tratta di un testo o un contenuto visivo creato da persone reali, ma che è un robot che parla”. Ammesso sia possibile tecnicamente separare nettamente l’origine dei contenuti, e posto che si possa fare solo affidandosi a un altro algoritmo inevitabilmente affidato all’intelligenza artificiale, nessuno potrà controllare che il bollino sia effettivamente applicato ogni volta che è necessario. Non solo. Qualsiasi etichettatura è per definizione arbitraria e subordinata agli interessi di chi la applica.  

Se si parla di lotta alla disinformazione e alle fake news, prima ancora di pensare a un bollino, si devono chiamare in causa l’informazione e le notizie verificate. E se si guarda all’intelligenza artificiale come a uno strumento che produce un salto tecnologico, quello che è senza possibilità di smentita, restano le testate che fanno informazione l’unico filtro possibile per separare le notizie dalle fake news. (Di Fabio Insenga)  

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