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Vandalizzata, depredata e abbandonata: da monumento nazionale “Casa Grottola” a Bitonto ora è una vergogna

Un tempo aveva il vanto di essere presente nella lista dei Monumenti nazionali. Adesso, invece, è una vergogna. Siamo a Bitonto e nella sua parte più antica e bella. In via Margherita da Durazzo, difronte a una rinomata pizzeria, alla chiesa più vecchia di tutte e cioè san Leucio vecchia e a uno dei forni…

Un tempo aveva il vanto di essere presente nella lista dei Monumenti nazionali. Adesso, invece, è una vergogna. Siamo a Bitonto e nella sua parte più antica e bella. In via Margherita da Durazzo, difronte a una rinomata pizzeria, alla chiesa più vecchia di tutte e cioè san Leucio vecchia e a uno dei forni più buoni della città, c’è anche Casa Grottola. Che era un vanto per la città dell’olio e del sollievo. Era, perché adesso non solo è completamente vuota ma soprattutto abbandonata e vandalizzata: di tutto e di più, anche della pavimentazione.

Parlare di questo monumento vuol dire scomodare la storia. Casa Grottola o dei “Collaretti” è stata costruita per volontà dell’arciprete Ilderis nel 1629 (e lo si vede dal cornicione presente della facciata) e poi è stata donata temporaneamente alla congregazione dei padri Collaretti. Si tratta di una struttura a due piani, con murature in pietra calcarea. Il portale a bugne, i conci di facciata a filari alterni, la sovrastante loggia a due arcate ricordano le architetture rinascimentali.

E solo per questo, necessità di un profondo restyling ma c’è un problema: è una proprietà privata. «A piano terra di Casa Grottola – ricorda un cittadino -esisteva una drogheria, dove i miei genitori mi mandavano a comprare il salicinio, prodotto chimico per conservare la salsa di pomodori che si faceva in casa. La drogheria è stata aperta fino agli ‘80. Negli anni ‘60 ci ha abitato la famiglia di Francesco Ricci, bitontino, che ha fatto fortuna in Argentina come artigiano e commerciante importatore di marmi. Quando è tornato a Bitonto aveva perso ormai tutto a seguito della crisi e della fine del periodo peronista».

«Anche io – racconta una residente della zona – ricordo benissimo la drogheria perchè mia madre mi ci mandava spesso a comprare articoli per fare creme e dolci e io approfittavo con il resto a comprare dei confetti. Era difficile farne a meno visto il loro profumo».

E il bello di Casa di Grottola è che anche la strada su cui si affaccia è piena zeppa di storia: via Turibio de Mogrovejo, un arcivescovo cattolico spagnolo, professore di giurisprudenza a Salamanca, inquisitore a Granada e arcivescovo di Lima per volere di Filippo II. La sua importanza sta tutta nell’essere stato arcivescovo di Lima, e qui la sua opera pastorale si svolse nella sua vasta diocesi (circa 450mila chilometri quadrati), che ha visitato interamente tre volte, imparando la lingua locale, promuovendo l’evangelizzazione e l’istruzione delle popolazioni indigene. Ha curato la pubblicazione del catechismo in spagnolo e fondato a Lima il primo seminario di tutta l’America latina.

Il capitolo più recente, però, è dolorosissimo. Casa Grottola è stata spogliata di tutto, anche della sua dignità. E quanto è stato triste, due settimane fa, con “Cortili aperti”, vederla in queste condizioni.

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