La Giunta regionale pugliese ha approvato l’autorizzazione paesaggistica in deroga per il completamento della diga di Saglioccia.
A disposizione, cinque milioni di euro del Pnrr che serviranno per gli interventi di manutenzione straordinaria della diga realizzata negli anni 80 e mai entrata in esercizio, con lo sbarramento sul torrente omonimo, affluente di destra del fiume Bradano, in agro di Altamura, in località Tempa Bianca.
L’intervento è finalizzato alla rifunzionalizzazione di tutte le apparecchiature elettromeccaniche ed idrauliche connesse allo sbarramento per l’avvio degli invasi sperimentali che consentiranno un accumulo di circa 2Mmc di risorsa idrica disponibile per uso irriguo a servizio di due sub-comprensori irrigui di 800 potenziali irrigabili già serviti di reti irrigue il cui stato è da verificare. Il progetto esecutivo in linea tecnica è approvato, invece è in corso di acquisizione l’autorizzazione paesaggistica, il soggetto attuatore è pronto per avviare la procedura di gara.
L’avvio dei lavori è previsto per gennaio 2024 e avrà una durata di 360 giorni con gli invasi sperimentali ai fini del collaudo dell’opera che dovrebbero entrare in funzione entro gennaio 2025, data di avvio all’esercizio programmato delle opere irrigue medesime.
I lavori per la diga furono avviati nel giugno 1977 (importo stimato pari a 1,7 miliardi di lire, a cui il Ministero dell’Agricoltura poi aggiunse 4,5 miliardi tramite la Cassa per il Mezzogiorno), e al 31 dicembre 2014 eseguiti per il 56,32 per cento, con una spesa sostenuta lievitata a 30 milioni 290.197 euro; e con ulteriori 15 milioni di euro necessari per il completamento dell’opera, secondo quanto espressamente indicato dal Ministero per le Infrastrutture e Trasporti.
La diga di Saglioccia, situata tra Altamura e Gravina, in contrada Tempa Bianca, completa il sistema delle dighe destinate a servire i bisogni idrici di Puglia e Basilicata.
La diga si inserisce in un sistema secondario di irrigazione per l’agricoltura, attraverso la possibilità di servire 3-4mila ettari di coltivazioni e permettendo così la trasformazione delle colture, col passaggio dalla monocultura del grano alle coltivazioni degli ortaggi, frutteti, uliveti e vigneti.