Dopo l’ennesima rissa scoppiata in piazza Aldo Moro, il degrado e la pericolosità della zona sono ormai sotto gli occhi di tutti. E a dirlo, ora, non sono solo i fatti di cronaca, ma anche i commercianti della piazza, esasperati dalla crescente percezione di insicurezza che si respira in quella che dovrebbe essere la “cartolina di benvenuto” della città. Tra quanti vogliono dire la propria, c’è Pasquale Ferrandes, titolare del noto negozio di abbigliamento ad angolo con corso Italia.
Ferrandes traccia uno “storico” del degrado di piazza Moro. «Tutte le zone limitrofi alle stazioni, in Italia, sono pericolose – osserva il negoziante – e infatti anche in piazza Moro, da sempre, abbiamo fronteggiato dei problemi, da quello delle baby-gang fino ai giardinetti ridotti a wc a cielo aperto».
Tutto questo, per Ferrandes, si verifica prima della pandemia da Covid-19 e, soprattutto, “nasceva” in piazza Umberto per poi “proseguire” in piazza Moro. «Ma dopo le chiusure dei lockdown – prosegue Ferrandes – è proprio la zona antistante la stazione a essere diventata ricettacolo di gente poco raccomandabile».
Stando a quanto raccontato dalla titolare del negozio di abbigliamento, «indigeni e nordafricani soprattutto» si ritrovano «agli angoli delle strade, nei distributori automatici h24, all’interno del Leon d’Oro chiuso ormai da anni» iniziando a «prendere di mira i passanti, dai singoli fino alle coppiette». E se questo accade a tutte le ore del giorno, la sera la situazione non fa che precipitare, come d’altronde raccontano le immagini dell’aggressione avvenuta nella piazza giovedì scorso. «Dopo le 9,30 – spiega Ferrandes – cioè dopo che noi spegniamo le luci dei nostri esercizi commerciali, l’intera area diventa un vero inferno, soprattutto per i passanti e i residenti». «Capisco che le forze dell’ordine – prosegue Ferrandes – si sentano indifese perché in poche ore i responsabili sono già fuori dalle celle. Ma qualcuno deve pensare anche a noi». Il tutto avviene, come racconta lo storico commerciante, sotto gli occhi «di orde di turisti , che sono centuplicati negli ultimi anni ma che assistono a scene indescrivibili».
Chiaro l’auspicio finale di Ferrandes. «Il mio è un negozio storico – spiega – e posso contare su una clientela radicata. Ma i “nuovi” passanti, guardando quel che accade, spaventati dagli schiamazzi e dal degrado, cambiano spesso e volentieri traiettoria».