Foggia non è un paese per vecchi – i servizi per la terza età (quando ci sono) lasciano a desiderare – ma è un paese di vecchi.
Nel nostro territorio, infatti, sono più numerosi i pensionati che i lavoratori attivi. Secondo una recente indagine del Sole 24Ore in Capitanata (la classifica è per province e non per città capoluogo), gli occupati sono solo 88 a fronte di 100 pensionati. Va peggio a Reggio Calabria (sessantasette lavoratori attivi ogni cento pensionati) e a Messina, dove il rapporto è settantadue a cento.
Le altre province in cui i pensionati superano gli occupati sono: Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia, Lecce, Cosenza, Caltanissetta, Oristano, L’Aquila, Taranto, Terni, Nuoro, Isernia, Benevento, Palermo, Campobasso, Agrigento, Potenza, Trapani, Biella, Enna, Ancona, Rieti, Catania, Perugia, Ferrara, Siracusa, Imperia, Ascoli Piceno, Vercelli, Rovigo, Avellino, Asti, Salerno, Savona e Chieti.
In controtendenza Bari, con centodue occupati ogni cento pensionati, Matera (105) e Barletta (111). Roma e Milano sono accomunate da un dato: ogni cento pensionati ci sono 133 occupati. Il dato migliore si registra,invece, a Bolzano, che ha 162 lavoratori attivi ogni 100 pensionati.
L’indagine del “Il Sole 24 Ore” rilancia l’allarme sulla sostenibilità del sistema pensionistico a causa soprattutto del calo demografico, nonostante i buoni dati sulla disoccupazione. Sono, infatti, i lavoratori attivi a pagare – con i loro contributi – le pensioni perché i soldi versati dai pensionati nel corso della loro vita professionale sono già stati spesi.
Il calo demografico fa, quindi, la differenza. Nel 2020 Sud e isole hanno perso 42 giovani residenti nella fascia d’età 25-34 anni. In Puglia il tasso di decrescita è stato del 5.6 per mille, e la decrescita più evidente la fa registrare proprio la provincia di Foggia con un tasso di variazione negativa dell’8,4 per mille.