In quello che è ormai diventato un battibecco politico su un tema delicato e importante, come quello dell’impianto di ossicombustione Newo, tra due grandi protagonisti della scena pugliese, le associazioni ambientali non hanno dubbi: nessuno è esente da responsabilità.
È quanto hanno affermato all’indomani della notizia del ricorso al Tar del Comune di Bari contro la Regione. Firmato dagli avvocati Francesco Saverio Marini e Augusto Farnelli, è un lungo documento di 32 pagine nel quale da Palazzo di città si richiede la revoca della determinazione con la quale il 27 febbraio la Regione ha rilasciato il giudizio favorevole di compatibilità ambientale e lo stop dell’iter autorizzativo dell’impianto tra Bari e Modugno.
Nel ricorso si evince come il Comune abbia saputo dell’iter autorizzativo dell’impianto, da parte della Regione, solo a giochi fatti e che ci sarebbero state numerose leggerezze, in ambito della verifica della prima Valutazione di impatto ambientale (Via), riguardanti soprattutto i materiali che l’impianto avrebbe dovuto trattare. Questi ultimi, infatti, non sarebbero pervenuti dall’azienda Amiu, che ha più volte dichiarato di non avere alcun accordo con l’azienda foggiana.
Non essendo stato inserito l’impianto nel Piano regionale dei rifiuti, e mancando il conferimento della materia prima entro il perimetro di insediamento, per gli avvocati del Comune sarebbero dovute decadere, in automatico, le autorizzazioni. Ma le associazioni sollevano un’altra mancanza, che forse avrebbe posto la parola fine alla questione da tempo «Come mai il sindaco Antonio Decaro – si interroga il presidente del comitato Pro Ambiente Tino Ferrulli – non ha chiesto subito la sospensiva del provvedimento una volta venutone a conoscenza? Inoltre, risulta che il Comune di Modugno, con atto del recentemente scomparso ex sindaco Nicola Magrone, abbia di fatto sospeso la concessione definitiva del suolo dove l’impianto sarebbe dovuto sorgere. Come mai si parla di una seconda Via se di fatto manca il suolo?».
Per le associazioni ambientali, che stanno comunque preparando un loro ricorso alla Procura della Repubblica, si tratterebbe dell’ennesimo teatrino politico, e non della volontà di bloccare una situazione che tendenzialmente minaccia la salute pubblica. «Decaro non poteva non sapere – afferma Donato Cippone di “Onda verde Puglia facciamo rete” – noi non dimentichiamo i due documenti, del 2018, nei quali il Comune richiedeva all’azienda Newo la realizzazione di opere come una pista ciclabile e un parco. Siamo stufi di essere presi in giro. Non si gioca con la salute e con l’ambiente». Gli attivisti fanno sapere che hanno deciso di riunire tutte quante le vertenze e di stare avviando un atto di “ribellione politica” che sfocerà in una grande assemblea, a livello regionale, prevista per fine maggio.