«Sul cuneo fiscale si poteva fare di più. Ho timore che il Paese possa perdere il treno del Pnrr. Non si sta lavorando per ridurre la forbice tra Nord e Sud del Paese». Il commissario straordinario della Uil Puglia, Emanuele Ronzoni, boccia la decisione del Governo di cancellare il reddito di cittadinanza che definisce «utile per sostenere chi resta indietro».
Commissario, perché sta sbagliando il Governo a cancellare il contributo universale per gli inoccupati?
«Sin dall’inizio abbiamo detto che era un sostegno importante vista la situazione in cui versa il Paese ma che andavano apportate alcune modifiche. Ponevamo il problema dei controlli e di fare rispettare le regole. Se il Governo continua su questa strada però, le famiglie andranno sotto la soglia di sopravvivenza e la forbice tra chi ha e chi no continuerà ad allargarsi».
Il reddito di inclusione non sarà sufficiente?
«Penso che qualsiasi intervento possa essere funzionale se inserito nel giusto contesto. Noi non bocciamo nulla a priori. Ci dev’essere dato modo, però, di verificare se effettivamente questo provvedimento fa parte di un progetto più ampio o meno».
Cosa manca affinché ciò avvenga?
«I sindacati hanno incontrato la presidente del Consiglio sei mesi fa. Poi siamo stati riconvocati il primo maggio, a giochi già fatti».
Il ridimensionamento del reddito di cittadinanza in favore del taglio del cuneo fiscale si tradurrà, inevitabilmente, in uno spostamento di risorse da Sud, dove sono più presenti gli inoccupati, al Nord, dove ci sono più dipendenti. Perché si parla così poco di questo aspetto?
«Ancora una volta si privilegia una parte del Paese a scapito della maggioranza. Una politica seria deve mettere al centro della propria azione la ridistribuzione della ricchezza, da chi ha di più a chi ha meno. Anche i divari territoriali così non potranno che allargarsi. Poi c’è il tema delle politiche attive del lavoro».
Perché è così difficile da affrontare?
«Perché serve programmazione. In Spagna si è avuto il coraggio di cancellare i contratti a tempo determinato, facendo un grande investimento e dando garanzie e certezze ai giovani. Dovremmo fare altrettanto. Se metti un lavoratore nelle giuste condizioni è dimostrato che produce di più. Serve certezza e formazione».
Su cosa dovrebbe puntare il Governo?
«In questo momento sui soldi del Pnrr. È una grande occasione che non possiamo farci sfuggire. Pensando alla Puglia penso in particolare alle ferrovie e ai porti ma anche alle autostrade. Serve una programmazione seria e ci sembra che la politica stia sottovalutando questo aspetto. C’è anche un lato rischioso del Pnrr che non dobbiamo sottovalutare».
Quale?
«Il fatto che una parte sia a debito e se lo spendiamo male peserà sulle prossime generazioni. Non possiamo permetterci il rischio di sbagliare o non investire queste risorse. Il resto va fatto portando avanti una seria lotta all’evasione».
Gli stipendi italiani sono tra i più bassi d’Europa. Può bastare la lotta all’evasione per trovare le risorse necessarie?
«Con poco sono stati recuperati venti miliardi. Ce ne sono altri cento da trovare. Noi avevamo proposto anche una tassa sugli extraprofitti su quelle aziende che negli ultimi anni hanno guadagnato molto: dalle società farmaceutiche a quelle dei servizi. Alcune pagano pochissime tasse. Non abbiamo ricevuto risposte. Eppure così si potrebbero recuperare i soldi necessari ad aumentare i salari e le pensioni».
A chi destinerebbe le prime risorse?
«Ci sono sette milioni di lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto. Si parta da qui per restituire un po’ di potere d’acquisto alle famiglie».