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Il Governo? Troppo timido sull’economia

In regioni come la Puglia le morti bianche sono in calo e, probabilmente già da giugno, la busta paga di milioni di lavoratori dipendenti sarà più pesante. Se si prendessero in considerazione soltanto questi due dati, quella del primo maggio sarebbe davvero una grande festa. L’entusiasmo cede il passo alla delusione, però, se le statistiche relative a infortuni e morti sul lavoro e gli annunci del governo Meloni vengono analizzati con maggiore attenzione. Partiamo dalla prima questione. Il dossier presentato dall’Inail due giorni fa parla, in riferimento al primo trimestre del 2023, di un calo generalizzato degli infortuni sul lavoro su tutto il territorio italiano, pari al 25,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, con ogni probabilità legato a un calo delle denunce riconducibili al Covid. Aumentano, invece, gli episodi mortali (+3,7%) e le patologie di origine professionale (+25,1%). La Puglia è in controtendenza: le morti bianche calano addirittura del 6%, ma gli incidenti sul lavoro fanno segnare un’impennata addirittura del 18% con punte particolarmente elevate nell’edilizia e nell’agricoltura. Il dato in valore assoluto è ancora più allarmante: gli infortuni si susseguono all’impressionante ritmo di 80 al giorno. Insomma, c’è poco da stare tranquilli. Passiamo alla seconda questione. Nel Def appena approvato dal Parlamento sono appostate le risorse necessarie per il taglio del cuneo fiscale, pari a poco meno di tre miliardi e mezzo. A breve, infatti, il governo Meloni dovrebbe concedere uno scontro contributivo per chi ha un reddito lordo annuo fino a 35mila euro, cioè per la stessa platea che da gennaio beneficia di un’analoga ma più consistente agevolazione (ora è di due punti per i redditi fino a 35mila euro e di tre per quelli fino a 25mila).

Si stima che da giugno, in busta paga, molti lavoratori si ritroveranno circa 15 euro netti in più al mese: ben poca cosa se si pensa agli spaventosi rincari di generi di prima necessità ed energia con cui gli italiani sono costretti a fare i conti da un anno a questa parte. In altri termini, le risposte della politica su due questioni strategiche come sicurezza sul lavoro e riduzione della pressione fiscale continuano a essere troppo timide. Nel Def, tanto per cambiare, non c’è una misura che punti alla riduzione degli incidenti e delle morti bianche: non un incentivo per le imprese che investono in sicurezza, non un supporto per le imprese specializzate che curano proprio la formazione del personale delle aziende, non una strategia per affermare la cultura della prevenzione dei rischi già sui banchi di scuola. Quasi come se Governo e Parlamento ritenessero accettabile l’ancora esorbitante numero di persone che perdono la vita sul posto di lavoro o per raggiungere quest’ultimo. Altrettanto timido è il taglio del cuneo fiscale. È il caso di ribadirlo: per garantire i contestatissimi 80 euro in più in busta paga, il governo Renzi spese dieci miliardi di euro. I tre e mezzo stanziati dall’esecutivo Meloni rappresentano senz’altro un segnale incoraggiante, ma non bastano a garantire una vera boccata di ossigeno a milioni di lavoratori ormai strangolati da tasse e inflazione, soprattutto al Sud. Su questi temi bisognerebbe stimolare un confronto serio, costruttivo e sistematico, non certo indotto dalle contingenze politiche ed economiche del momento. Da qui potrebbero e dovrebbero scaturire provvedimenti realmente in grado di perseguire due obiettivi: zero morti sul lavoro e taglio netto del cuneo fiscale. Allora sì che il primo maggio sarebbe davvero una giornata di festa.

Raffaele Tovino è dg di Anap

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