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25 aprile, l’analisi di Titti De Simone: «Troppi conti in sospeso con le destre nostalgiche»

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. È necessario mettere a tacere le armi ed aprire una conferenza di pace con un forte protagonismo dell’UE». Così Titti De Simone, presidente del PD di Bari attualizza il significato del 25 aprile nelle…

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. È necessario mettere a tacere le armi ed aprire una conferenza di pace con un forte protagonismo dell’UE». Così Titti De Simone, presidente del PD di Bari attualizza il significato del 25 aprile nelle sue prime parole di questo dialogo.

Perché è importante parlare di Antifascismo e Pace?

«È un monito sempre attuale considerata la situazione europea ed il conflitto in corso. È necessario mettere a tacere le armi ed aprire una conferenza di pace con un forte protagonismo dell’UE».

Proprio per questo saremo oggi al fianco di Anpi e del coordinamento antifascista in tutte le manifestazioni. Eppure si registrano continui attacchi. Perché?

«Purtroppo temo che i conti con la cultura fascista fino in fondo non si siano fatti mai. L’unica pacificazione che La Russa e i suoi hanno in testa è la legittimazione dell’essere stati fascisti, del dirsi fascisti, del chiedere voti ai fascisti. Intanto tra “carico residuale” e “sostituzione etnica”, ogni giorno si “normalizza” un pezzo di neofascismo in più, con tutte le sue declinazioni razziste, omofobe, di attacco ai diritti delle donne, (vedi l’idea della maternità come ritorno ad una concezione tutta familista e patriarcale) per riproporre una cultura repressiva e autoritaria. Senza farci mancare persino episodi squadristi come quelli davanti al liceo Michelangelo di Firenze. Non bisogna sottovalutare al contrario mantenere altissima la soglia della denuncia e dell’opposizione a queste destre nostalgiche del ventennio».

Più volte lei ha enfatizzato la necessità di tenere unite le forze antifasciste e democratiche del Paese. 

«Le fratture oggi sono sociali, e si manifestano nelle tante fragilità e problemi a cui il Governo continua a non dare risposta perché non ne ha e preferisce quindi condurre battaglie ideologiche come arma di distrazione di massa. Riaprire una vera battaglia politica invece sulle vere emergenze che sono i temi della Casa, del lavoro, sanità e scuola pubblica, precarietà, diritti sociali e civili insieme come praticano i movimenti, è il modo per ricucire le fratture con il paese reale ed è quello che faremo in tutto il Paese, anche in Puglia ed a Bari, dove ci aspetta la costruzione di un programma elettorale aperto e partecipato che rilanci il centrosinistra alla guida della città».

Qual è il l’impegno del PD?

«Il PD deve tornare nei tanti luoghi da cui si è allontanato, le tante periferie urbane, e dove spesso proprio le organizzazioni di destra ed anche quelle di estrema destra si sono fatte strada con proposte meramente assistenzialiste e populiste, sfruttando il bisogno».

Sepulveda disse che “un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”, cosa risponde a chi cerca di cancellare il passato?

«Non è solo da oggi, revisionismo e negazionismo nella storia antifascista della nostra democrazia, sono processi in atto da tempo e debitamente denunciati anche dall’Anpi e dalle associazioni. La memoria è una cosa viva. Ed i diritti non sono mai conquistati del tutto e per sempre. Qualcuno può sempre provare a ricacciarci indietro. E a limitare i diritti di parte della società. L’ antifascismo non è solo un esercizio di memoria storica da alimentare nel rapporto con le nuove generazioni, è un atto politico e culturale attuale di enorme rilievo, che ci deve impegnare tutti, perché esiste un neofascismo culturale che parla con parole avvelenate contro i corpi dei migranti, i corpi delle donne trattati come un mero contenitore procreativo, i corpi delle persone lgbtqi da cancellare e privare di diritti. Tutto ciò che è diverso nei sistemi autoritari va in contro a violenza. L’Italia non può essere associata alla Polonia ed all’Ungheria per gli attacchi ai diritti delle persone e per questo sanzionata dal Parlamento europeo. Il 25 aprile è ancora liberazione».

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