«Un rilevante danno ambientale ed economico alla Regione Basilicata». Lo avrebbero provocato, e per effetto della condotta illecita continuerebbero a provocarlo, i cinque “protagonisti” del nuovo scandalo, scoperto dalla procura di Potenza, e che ha portato all’arresto (ai domiciliari) di tre persone, e al divieto di dimora in Basilicata per le altre due. Ai domiciliari sono finiti il funzionario dell’ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione Basilicata, Vito Antonio Nella, e gli imprenditori Luigi Alianelli e Giuseppe Grieco. Il divieto di dimorare in Basilicata è stato imposto all’ingegner Nicola Cafarella, ritenuto il dominus del sistema, in qualità di pubblico ufficiale in servizio nello stesso ufficio, ma anche ufficiale di polizia mineraria con funzioni di polizia giudiziaria. Stessa misura per l’altro funzionario, Donato Palma. Le indagini, condotte dai carabinieri forestali, hanno svelato un «allarmante e pervasivo sistema di vero e proprio addomesticamento delle funzioni pubbliche di controllo proprie dei funzionari regionali – evidenzia il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio – che, a fronte di diversi tipi di regalie e vantaggi economici, beneficiavano alcuni imprenditori dediti alla coltivazione mineraria di cave ubicate nella Regione Basilicata».
Nello specifico, nell’ambito delle funzioni pubbliche, i funzionari della Regione operavano a favore degli imprenditori in modo da ”evitare di porre in essere le previste e ovviamente onerose attività di ripristino ambientale a valle dell’attività estrattiva” e da ”evitare che la Regione Basilicata escutesse le fideiussioni bancarie che i titolari di cave sono tenuti ad apprestare proprio a garanzia del corretto adempimento delle attività di ripristino”.
Le indagini, condotte con l’ausilio di appostamenti e intercettazioni, hanno monitorato diversi episodi corruttivi, ai quali non avrebbe però ceduto un altro imprenditore, che avrebbe scelto di denunciarli, dando così il via all’inchiesta. I militari hanno accertato che i funzionari non incontravano mai gli imprenditori collusi in ufficio, preferendo luoghi più sicuri, come i bar o le stesse auto. Il sistema prevedeva che si ignorassero deliberatamente le prescrizioni imposte per legge nella coltivazione delle cave, permettendo agli imprenditori amici di “allargare i confini di cava o di abbassare la quota del piano di campagna – si legge nell’ordinanza del gip di Potenza, Lucio Setola – realizzando di fatto vere e proprie voragini che a volte formano dei laghetti e delle pareti verticali a strapiombo sul confine del perimetro della cava, compromettendo definitivamente il progetto del recupero ambientale». Tutto ciò, accusa la Procura, «ha cagionato e continua a cagionare un rilevante danno ambientale ed economico alla Regione Basilicata».
Numerose le conversazioni intercettate dai carabinieri, che compongono l’ossatura del provvedimento. E che riguardano, in particolare, Cafarella, descritto come uno che «mangia» e che «dev’essere oliato». In una di queste, ormai prossimo alla pensione, rassicura Grieco del fatto che rimarrà a disposizione: «Siccome io ci sarò quest’anno e quest’anno tranquillamente posso mettervi nelle mani l’autorizzazione che vi permetterà a voi di iniziare a colloquiare, a collaborare e a lavorare insieme tranquillamente».
E poi aggiunge: «Io già ho, la soluzione c’è, io non sarò qui alla scrivania, però sono sempre a disposizione. Io c’ho il timbro professionale, quindi non è quello il discorso, quindi sarò sempre presente sotto questo punto di vista, e qualsiasi tipo di problemi che si dovesse verificare sia dal punto di vista amministrativo, e spero non legale, di questo tipo … io sono sempre stato di questo avviso che quando ci si guarda negli occhi e senza retropensiero, le cose poi vanno».
Di lui il gip scrive: “Il Cafarella ha dimostrato una pervicace capacità di coinvolgere altri pubblici ufficiali nella realizzazione delle condotte illecite, tale da far ritenere possibile che possa utilizzare le conoscenze maturate nel corso degli anni di servizio per proporsi e agire quale longa manu degli imprenditori presso gli uffici pubblici”.