(Adnkronos) – Il ministro degli Esteri di Taiwan ha detto che si sta preparando alla possibilità di un conflitto con la Cina nel 2027. Parlando alla trasmissione ‘Tonight’ della radio britannica LBC, Joseph Wu ha dichiarato: “Stiamo prendendo molto sul serio la minaccia militare cinese… Penso che il 2027 sia l’anno in cui su questo dovremo essere seri”.
L’intelligence statunitense ritiene che il presidente cinese Xi Jinping abbia ordinato alle forze armate del Paese di essere pronte entro il 2027 ad annettere Taiwan. La Cina considera l’isola democratica e autogovernata di Taiwan come una provincia che deve essere riunita alla terraferma. Da quando è salito al potere nel 2012, Xi ha sottolineato che la questione di Taiwan “non può essere rimandata di generazione in generazione”.
Pechino: “Critiche assurde, rischio conseguenze pericolose”
“Entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan appartengono alla Cina” e sono “assurde” le critiche contro Pechino, che “difende la sua sovranità nazionale”. Parola del ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, secondo il quale le critiche contro il gigante asiatico rischiano di avere “conseguenze pericolose”, mentre “è giustificato difendere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale” della Repubblica Popolare e “chi gioca con il fuoco” rischia di “bruciarsi”.
“Abbiamo sentito – ha detto – dichiarazioni assurde secondo cui la Cina ‘sfida l’ordine internazionale basato sulle regole’, secondo cui ‘cerca di cambiare in modo unilaterale con la forza o la coercizione lo status quo nello Stretto di Taiwan’ e ‘minaccia la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan'”. Qin ha così parlato di “logica assurda” e “conseguenze pericolose”.
“Alle forze che usano la bandiera dell’ordine internazionale e minano la giustizia internazionale, vogliamo dire che la questione di Taiwan è al centro degli interessi della Cina – ha proseguito – Chiunque giochi con il fuoco sulla questione di Taiwan può scottarsi”.
L’isola (di fatto indipendente), ha insistito Qin, “è parte inalienabile del territorio cinese”. “Il ritorno di Taiwan alla Cina è parte integrante dell’ordine internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale – ha detto ancora – Non è la Cina che mina le norme internazionali, che modifica in modo unilaterale lo ‘status quo’ e compromette la stabilità nello Stretto di Taiwan, ma a farlo sono le forze separatiste per l’indipendenza di Taiwan e quei pochi Paesi che cercano di sfruttare l’indipendenza di Taiwan”.
Il ministro ha quindi accusato queste “forze” di cercare di “calpestare la sovranità della Cina”. “I cinesi, 1,4 miliardi di persone, non sono d’accordo”, ha rimarcato.