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Migranti, il sindaco di Lecce Carlo Salvemini attacca il Governo: «Rafforziamo l’integrazione»

Sempre più caldo il dibattito sul tema dell’immigrazione. Nella discussione irrompe duro il sindaco di Lecce Carlo Salvemini che attacca il governo nazionale sulle scelte che si appresta a compiere sul tema dei diritti degli immigrati e propone le alternative. «Le scelte che la maggioranza di governo si appresta a compiere sul tema dei diritti…

Sempre più caldo il dibattito sul tema dell’immigrazione. Nella discussione irrompe duro il sindaco di Lecce Carlo Salvemini che attacca il governo nazionale sulle scelte che si appresta a compiere sul tema dei diritti degli immigrati e propone le alternative.

«Le scelte che la maggioranza di governo si appresta a compiere sul tema dei diritti delle persone immigrate già presenti sul territorio nazionale sono dannose e controproducenti per tutti», denuncia Salvemini.

«Bisogna rafforzare il sistema di accoglienza e integrazione costituito dalla rete degli enti locali e trasformare i centri di accoglienza straordinari in hub destinati solo alla prima accoglienza, alle procedure di identificazione e screening sanitario, e in nessun caso ad una lunga permanenza in condizioni alienanti dei migranti. Bisogna ripristinare i criteri di riparto che il Piano nazionale di accoglienza aveva indicato, sottraendo questa materia ai condizionamenti delle contingenze politiche, che nulla hanno a che vedere con l’efficienza del sistema», spiega e propone il sindaco.

«Oggi in Italia decine di migliaia di persone provenienti da paesi extra Ue hanno ottenuto la protezione speciale biennale, rinnovabile, perché sono già integrate sul fronte lavorativo, familiare, abitativo. Un permesso ottenuto dopo l’esame della loro situazione effettuata dalle commissioni territoriali istituite presso le prefetture», continua Salvemini.

«Dietro queste persone ci sono storie, anche molto diverse tra loro, storie di migrazioni che hanno tutte le premesse per giungere ad un lieto fine, a vantaggio non solo dei richiedenti ma anche delle comunità nelle quali queste persone vivono. Interrompere questi percorsi, riportare queste persone in una condizione di irregolarità, impedendogli di lavorare, di accedere ai servizi pubblici, di integrarsi, significa favorire la destabilizzazione delle loro esigenze e generare potenziali problemi sui territori», accusa il primo cittadino.

«Allo stesso modo escludere dalla rete dei servizi di accoglienza e integrazione i richiedenti asilo significherebbe ostacolare i percorsi virtuosi di accoglienza diffusa che i Comuni, con Anci e ministero dell’Interno, garantiscono nel Paese. Le persone che richiedono protezione internazionale sarebbero rispedite nei centri di accoglienza straordinari, grandi strutture già sature, che non garantiscono percorsi individuali di inserimento, che non offrono alcun servizio oltre al sostentamento, nelle quali, ad esempio, non esiste alcuna possibilità di imparare o praticare la nostra lingua. Significa far fare a queste persone un passo indietro verso una condizione di esclusione e di spersonalizzazione, ostacolando e non favorendo, l’integrazione nelle comunità», conclude duro Salvemini.

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