(Adnkronos) – “Abbiamo realizzato la più grande opera di ingegneria nella storia dell’umanità, nonostante le difficoltà e le contraddizioni, ma spesso non ce ne rendiamo conto”. Con queste parole Renato Brunetta, il presidente della Fondazione Venezia Capitale Mondiale Della Sostenibilità / Venice Sustainability Foundation (Fvcms/Vsf), ha descritto i successi del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico) nel corso dell’evento “Il paradosso dell’acqua: dalla crisi idrica all’esempio del Mose”, tenutosi oggi a Roma, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari e organizzato da Fortune Italia.
“Secondo i dati attuali – ha aggiunto Brunetta – il 70% della popolazione mondiale vive sulle coste, mentre il resto dell’umanità che abita l’entroterra dipende direttamente da queste realtà. Per tale ragione l’esportazione di un sistema come il Mose potrebbe beneficiare in modo profondo miliardi di persone”.
Grazie a un investimento complessivo di circa 11 miliardi di euro, il sistema di dighe mobili installato a Venezia e funzionante da tre anni, è stato attivato ben 45 volte. “Ogni alzata della barriera rappresenta un rischio, un pezzo di vita della città – ha raccontato Brunetta – il Mose è nato per una gestione sostenibile delle acque, ma non compromette la continuazione delle attività che vengono svolte nella laguna. Questo impressionante sistema di resilienza e sostenibilità è in grado di salvaguardare le comunità costiere della città e le 250 persone che abitano nell’area veneziana”.
“Grazie al Mose – ha continuato Brunetta- abbiamo guadagnato una cinquantina d’anni di tempo nella nostra battaglia contro il cambiamento climatico, ma non basterà. Forse i nostri figli si occuperanno di rispondere alle domande e alle sfide del futuro, ma per adesso penso sia fondamentale raccontare il grande successo che questa opera ingegneristica ha rappresentato non solo per Venezia, ma per il mondo intero”.
“Una città come Venezia, che sorge in una laguna, non dovrebbe esistere a causa delle difficili condizioni ambientali in cui si trova, ma è riuscita a prosperare nel corso dei secoli grazie all’intelligenza e alla resilienza dei propri abitanti e delle persone che hanno lavorato per ideare soluzioni innovative a tutela del patrimonio culturale e ambientale dell’area” spiega Renato Brunetta.
“L’equilibrio economico, sociale, antropico che da sempre caratterizza Venezia – ha aggiunto Brunetta – è un unicum a livello mondiale. Nonostante le difficoltà che la città ha dovuto affrontare nel corso della propria esistenza oggi Venezia è viva e ha preservato la propria naturalità anche grazie alle risorse nazionali. Il Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico) è stato finanziato dallo Stato, ma è destinato alla popolazione”.
“Questo modello di resilienza e sostenibilità, che non ha eguali a livello mondiale – ha precisato ancora Brunetta – è associato a una potenza di narrazione che può essere esportato in tutte le altre città consimili, che potrebbero trarre esempio dai successi di questa straordinaria opera, in grado di salvaguardare l’intero ecosistema lagunare”. “Il Mose. – ha concluso – può essere considerato come un’occasione per guardare con ottimismo al futuro e una storia da raccontare al resto del mondo, senza trionfalismi o ideologismi, ma semplicemente per mostrare le potenzialità dell’intelletto umano, della tecnologia e dell’innovazione sostenibili”.
“Venezia era un faro di civiltà nel mondo nel Cinquecento. Ora può esserlo nuovamente per la sostenibilità grazie all’esempio del MO.S.E. (Modulo sperimentale elettromeccanico). La costruzione di questo sistema – ha precisato Brunetta – è accompagnata da una serie di esempi di intelligenza, innovatività, sensibilità, resilienza e attenzione nei confronti dell’ambiente. Allo stesso tempo, però, il successo del programma si deve alla preziosa collaborazione tra tutte le istituzioni che operano sul territorio”.
“Il nostro obiettivo – ha concluso Brunetta – è quello di produrre cultura a 360 gradi in ambito di sostenibilità e resilienza. Venezia rappresenta un elemento simbolico straordinario di un problema che nasce da lontano e che riguarda direttamente la popolazione mondiale che vive in realtà simili, ma anche, indirettamente, tutte le persone che dipendono dalle coste. Per questo abbiamo il dovere di raccontare al mondo la nostra storia di successo”.