Non siano i medici e i cittadini a pagare le conseguenze del “buco” nei conti della sanità pugliese.
È l’appello che rivolge l’intersindacale medica composta da Cgil, Snami, Smi, Simet e Ugs, a seguito delle misure adottate ieri dalla Regione Puglia per il contenimento della spesa sanitaria che, nel 2022, ha fatto registrare un “rosso” da 450 milioni.
«Non vorremmo che qualcuno per non perdere il proprio incarico assuma decisioni inappropriate rispetto all’utilizzo dei farmaci, così da penalizzare, di fatto, medici e cittadini rei gli uni di essere malati e gli altri di volerli curare», scrivono i sindacati in una nota.
Tra le misure contestate quella dei limiti alle prescrizioni dei medicinali: «Ci piacerebbe conoscere – dicono ancora i sindacati – quali direttive e quali criteri seguiranno i direttori generali visto che l’inadempienza comporta la decadenza, per dettato di legge, dal loro incarico».
Per l’intersindacale medica è «indispensabile coinvolgere le organizzazioni sindacali che rappresentano tutti i medici prescrittori quali i dirigenti ospedalieri, gli specialisti ambulatoriali e i medici di Medicina generale per concertare soluzioni efficaci per l’uso appropriato dei farmaci nell’ottica di una razionalizzazione della spesa farmaceutica. Così come bisogna disciplinare il grande capitolo della spesa indotta dai medici che svolgono attività libero professionale le cui prescrizioni ricadono sulla spesa farmaceutica di altri medici».