(Adnkronos) – Nuove molecole che bloccano la trasmissione del parassita della malaria sono state identificate grazie a una collaborazione tra l’Istituto superiore di sanità, l’Irbm di Pomezia e il Centro nazionale ricerche. Lo studio, condotto combinando metodi innovativi e pubblicato su ‘Communications Biology’, rappresenta il “primo passo per sviluppare nuovi farmaci” con l’obiettivo di “eliminare questa grave malattia infettiva”, riferiscono dall’Iss.
Rispondendo all’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, di attaccare il plasmodio della malaria su più fronti – spiegano dall’Istituto – gli scienziati hanno collaborato negli ultimi anni alla ricerca di nuove molecole capaci di bloccare la trasmissione del più pericoloso dei parassiti malarici, il Plasmodium falciparum, in un progetto finanziato dal consorzio pubblico-privato Cnccs, formato appunto da Cnr, Iss e Irbm. In questo lavoro sono state individuate 7 strutture molecolari (chemotipi), 3 delle quali mai identificate in passato, capaci di uccidere i gametociti (le forme del parassita trasmissibili alla zanzara Anopheles) e impedire lo sviluppo del parassita nella zanzara.
Il successo è stato possibile mettendo a frutto le conoscenze biologiche sui gametociti, le competenze nello screening su larga scala di composti farmacologicamente attivi, e sfruttando le potenzialità di saggi cellulari innovativi su parassiti transgenici.
“La filiera di saggi biologici sviluppata in questa collaborazione ha potuto testare in modo efficiente e veloce 120milacomposti, che corrisponde a circa un terzo di quelli finora complessivamente saggiati da diversi laboratori in tutto il mondo alla ricerca di nuovi farmaci anti-trasmissione – sottolinea Giacomo Paonessa, Group Leader di Irbm – Questo risultato apre quindi la strada a screening ancora più ampi per identificare composti ancora migliori contro la trasmissione del parassita”.
“L’azione delle strutture molecolari è spezzare il ciclo vitale di P. falciparum e quindi la diffusione della malaria ad altri individui”, commenta Pietro Alano, ricercatore dell’Iss, evidenziando che “l’importanza di questa nuova filiera di saggi è la sua efficienza e velocità nell’identificare sia molecole attive solo contro i gametociti che molecole doppiamente attive, che cioè uccidono anche le forme del parassita che provocano i gravissimi sintomi della malattia. Oggi eliminare la malaria richiede entrambi i tipi di farmaci”.
Da oltre 5 anni – ricordano gli autori – la lotta alla malaria a livello globale registra una battuta d’arresto, oggi aggravata dagli effetti della pandemia di Covid-19 sui sistemi sanitari dei Paesi più colpiti, principalmente in Africa. Nel 2021 sono stati registrati nel mondo 240 milioni di nuovi casi e 630mila morti, soprattutto bambini africani sotto i 5 anni. Un quadro reso sempre più preoccupante dall’insorgere di parassiti e zanzare resistenti anche ai farmaci e agli insetticidi più moderni.