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Agricoltura, la previsione di Coldiretti Puglia: «In primavera serviranno altri 10mila lavoratori»

C’è bisogno di almeno dieci mila lavoratori per colmare la mancanza di manodopera prevista per la prossima primavera. Sono 252 mila, infatti, le istanze trasmesse dalle aziende per l’ingresso di lavoratori stranieri, rispetto alle 82.705 previste dal governo. Un numero quest’ultimo, dunque, largamente insufficiente a coprire il fabbisogno. «Si tratta di un differenziale da colmare…

C’è bisogno di almeno dieci mila lavoratori per colmare la mancanza di manodopera prevista per la prossima primavera. Sono 252 mila, infatti, le istanze trasmesse dalle aziende per l’ingresso di lavoratori stranieri, rispetto alle 82.705 previste dal governo. Un numero quest’ultimo, dunque, largamente insufficiente a coprire il fabbisogno.

«Si tratta di un differenziale da colmare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge – sottolinea la Coldiretti Puglia – quando in Puglia è ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22,4% del totale delle giornate di lavoro. Si tratta di lavoratori che spesso da anni collaborano con le imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte – insiste Coldiretti Puglia – che si intensifica con l’avanzare dei periodi di raccolta, dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all’uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà».

L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi. «I lavoratori stranieri occupati in agricoltura – continua la Coldiretti – sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta soprattutto – conclude la Coldiretti – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli».

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