La caserma Miale di Foggia, ex sede della scuola di Polizia, diventerà un polo universitario con spazi in grado di accogliere circa 3mila studenti ed oltre un centinaio di docenti e personale amministrativo.
Il progetto di riqualificazione e il relativo accordo tra Regione Puglia e UniFg sono stati presentati oggi a Foggia. «L’ex caserma ospiterà il Rettorato e diversi corsi di laurea – ha spiegato il rettore, Pierpaolo Limone – oltre a spazi per spin off e nuove imprese dell’università».
Alcuni spazi saranno destinati ad ospitare magistrati della Dda di Bari che indagano sulla criminalità foggiana. Limone ha precisato che la Regione ha messo a disposizione 7,5 mln per l’acquisto della struttura e che l’Università provvederà a reperire circa 20 mln di euro per la ristrutturazione con risorse proprie.
Per il presidente della Regione, Michele Emiliano, «nello stesso luogo, anche in modo simbolico, formazione dei giovani e investigazioni contro la criminalità organizzata convivranno ridando vita ad un contenitore di prestigio della città di Foggia e che costituirà anche per tutti gli studenti una continua provocazione intellettuale verso la legalità. Stiamo realizzando un’operazione – ha proseguito – che sarà sicuramente utile sul piano pratico, perché stiamo dando la possibilità all’università di Foggia di rafforzare la sua presenza; ma abbiamo anche ottenuto una forte pressione che ha trovato la disponibilità nella direzione distrettuale antimafia di Bari, del procuratore Roberto Rossi e anche del direttore della direzione investigativa antimafia».
«Questa ex caserma – ha detto procuratore di Bari Roberto Rossi, che è a capo anche della Dda – diverrà un luogo in cui la cultura dell’Università, l’investigazioni della DIA e alcuni magistrati della distrettuale antimafia, conviveranno rappresentando un ulteriore passo verso la sconfitta della criminalità organizzata a Foggia».
Secondo il sottosegretario alla giustizia Anna Macina: «Noi qui diamo un altro segnale della volontà di sostenere concretamente un territorio in difficoltà e su cui l’attenzione delle istituzioni deve essere sempre massima. La convenzione di oggi è anche un messaggio molto potente: la mafia si combatte anche con la cultura e l’educazione alla legalità».
Soddisfazione ha espresso anche la ministra della Giustizia, Marta Cartabia: «Un passo rilevante nella strategia di sostegno al lavoro degli inquirenti e un risultato frutto di una eccellente sinergia tra le Istituzioni» afferma in un comunicato.