Le aree interne sono una questione nazionale ma faticano a diventare regionale. Non è di questo parere Raffaele Piemontese, vicepresidente della Regione che sulle zone interne ha puntato gran parte della credibilità del suo impegno politico.
Le zone interne sono un problema o una opportunità per la Puglia?
«Il 27 novembre dell’anno scorso, in occasione della discussione del Consiglio regionale pugliese, riunito in seduta straordinaria monotematica sul tema dello sviluppo della provincia di Foggia, ho aperto il mio intervento domandando provocatoriamente quanto sia pugliese la questione Capitanata. Una domanda che non riguarda, ovviamente, la geografia, la storia, men che meno la territorialità amministrativa. Ho evidenziato quanto fosse importante per tutti i pugliesi il “tappo” creato da uno sviluppo debole del nord della Puglia».
E che ruolo possono avere le zone interne della Capitanata?
«Il territorio dei Monti Dauni ha parametri socio-economici che continuano a essere una delle ragioni più influenti sul fatto che la Puglia resti tra le regioni europee meno sviluppate e, perciò, goda di una quota maggiore di fondi europei di investimento e di sviluppo regionale: è un beneficio di cui godono tutti, anche province come quella di Bari con un reddito medio per abitante più alto. I Monti Dauni esprimono una questione nazionale, Parlo dell’energia e dei grandi risultati che, sull’energia, la Puglia può vantare proponendosi come regione della sostenibilità ben prima che questa necessità diventasse il fulcro di una politica finalmente europea, chiamata a spingere la transizione ecologica».
Quindi i Monti Dauni visti solo come allocazione d’impianti da fonti rinnovabili?
«Nei Monti Dauni c’è il più importante giacimento di fonti da energie rinnovabili della Puglia e tra i più importanti d’Italia. Solo tra il 2019 e il 2021, la Regione ha autorizzato impianti da fonti da energie rinnovabile nella provincia di Foggia per una potenza totale di 193,30 megawatt, praticamente l’energia che, mediamente, in un anno consumano oltre 31mila famiglie, un numero di famiglie superiore a quelle di una città come Cerignola o Manfredonia. Anche attraverso un interessantissimo studio svolto dal Politecnico di Torino sulla produzione attuale e potenziale di energia da fonti rinnovabili nei Monti Dauni, è possibile capire quanto sia cruciale la capillarità della rete elettrica per valorizzare finalmente l’energia rinnovabile prodotta localmente, non farla disperdere, renderla davvero utile per arrivare all’indipendenza energetica, per varare le Comunità energetiche rinnovabili su cui quel territorio si sta interrogando».
Ma questa “vocazione” come diventa questione nazionale?
«Terna SpA ha in progetto la realizzazione di un nuovo elettrodotto che, partendo dall’attuale stazione elettrica di Troia, si collegherà a quella di Alberona, nel rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici. Il nuovo tratto della linea faciliterebbe l’immissione in rete dell’energia prodotta dagli impianti da fonte rinnovabile, in particolare eolico e fotovoltaico. Ma questo è un tema infrastrutturale importante, da portare a livello nazionale perché possiamo facilmente immaginare cosa voglia dire, per questi nostri borghi tanto belli e ammirati, quanto desolatamente spopolati, avere questo straordinario fattore di attrazione per scegliere di abitare nei Monti Dauni, intraprendere, essere scelti dai nomadi digitali o entrare nelle possibili opzioni del southworking, questa moderna dinamica di lavoro flessibile che sta rovesciando luoghi comuni e stili di vita».
Nel recente incontro di Panni sono emerse anche altri patrimoni territoriali?
«Il professor Michele Grimaldi, dell’Università diSalerno, nell’incontro di Panni, ha evidenziato molto la risorsa costituita dai boschi. Attenzione che non è solo un elemento del patrimonio naturale, è una delle voci del cosiddetto ‘Green New Deal”, l’economia della transizione ecologica e circolare. Nell’estate di due anni fa, abbiamo concluso una sperimentazione visionaria, nata negli uffici del demanio e del patrimonio della Regione Puglia che guido dal 2015: le imprese della filiera del legno – da quelle che si occupano della prima trasformazione a quelle dell’edilizia e del mobile – sanno di poter contare sulla qualità dell’enorme giacimento verde del promontorio del Gargano e dei Monti Dauni, che abbiamo verificato avere un potenziale straordinario per la “green economy”».