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Mottola: disabile segregato, seviziato e ripreso in un video. Il nipote condannato a 4 anni

Condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione per tortura, sequestro di persona e maltrattamenti, I.D., il 25enne arrestato a luglio scorso a Mottola con l’accusa di aver segregato in casa e picchiato con un bastone lo zio di 57 anni affetto da gravi problemi psichici. Il giovane ha anche realizzato alcuni video delle…

Condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione per tortura, sequestro di persona e maltrattamenti, I.D., il 25enne arrestato a luglio scorso a Mottola con l’accusa di aver segregato in casa e picchiato con un bastone lo zio di 57 anni affetto da gravi problemi psichici. Il giovane ha anche realizzato alcuni video delle sevizie inflitte nella stanza delle torture al primo piano di una palazzina, diventati immediatamente virali sul web.

Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna di quattro mesi più bassa. Il caso fu denunciato ai carabinieri dai genitori di un ragazzo che sullo smartphone aveva trovato i video in un gruppo. Ieri la sentenza di primo grado della giudice Fulvia Misserini, che ha accolto la richiesta di sostituzione della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari.

Subito dopo l’arresto, in preda a una crisi di pianto, il giovane ha ammesso tutte le violenze, senza fornire una giustificazione. Interrogato dal magistrato, riferì di non ricordare nulla degli eventi, limitandosi a fare riferimento ai suoi personali trascorsi psichiatrici e al recente abuso di un forte ansiolitico senza prescrizione medica. Lo zio è morto alcune settimane dopo l’arresto. Anche in aula, l’imputato ha cercato di ridimensionare le accuse, sostenendo che le violenze si erano verificate solo in quell’occasione.

Almeno un paio i video delle violente aggressioni, condivisi dallo stesso protagonista tramite Whatsapp e Facebook, entrati a far parte del processo. In uno il giovane aggredisce lo zio con un bastone mentre nell’altro si sfoga contro il disabile indifeso investendolo con una scarica di pugni. I video, scrisse il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza che portò in carcere il ragazzo, «dimostrano l’accanimento e la sadica soddisfazione dell’indagato per la propria capacità di generare sofferenza nello zio inerme oltre che invalido al cento per cento».

Alcuni testimoni hanno confermato che spesso il ragazzo lasciava solo lo zio a casa senza assistenza e che sfogava su di lui la sua rabbia condividendo poi immagini con i propri contatti. E quando usciva di casa lo sorvegliava con una telecamera con connessione wi-fi. Un carattere violento e irascibile, confermato da una serie di denunce collezionate negli ultimi anni: dalle minacce al vicino di casa, alla violenza privata, dal coinvolgimento in un incidente mortale, alla denuncia per la detenzione di una pistola scacciacani senza tappo rosso, un tirapugni e un coltello a serramanico. I militari trovarono il disabile in una stanza chiusa a chiave senza neanche un bicchiere d’acqua.

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