«La divisione Aerostrutture del gruppo “Leonardo” è un’eccellenza che, con il cervello e con il cuore, sta già in quella dimensione in cui si sta lanciando tutta l’industria europea, tornando a mettere l’uomo al centro di processi e prodotti tecnologici e sostenibili». Lo ha detto il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, dopo la visita allo storico stabilimento di Foggia della “Leonardo”, dove lavorano circa 900 persone e dove si è consolidata un’avanzata specializzazione nei cosiddetti materiali “compositi”, tessuti che combinano fibre e resine impregnate, da cui si realizzano componenti per gli aerei molto più leggeri ma con una resistenza superiore rispetto ai materiali metallici.
Un know how nel settore aeronautico riconosciuto a livello mondiale, quello di “Leonardo”, con forti radici anche in Puglia.
A Foggia, in particolare, è presente uno degli insediamenti produttivi più strategici per la sua peculiare caratteristica di operare sia per produzioni civili che per quelle militari nonché per essere un centro di eccellenza nella produzione di grandi componenti in fibra di carbonio.
Con oltre 3mila donne e uomini operativi in tutta la Puglia, al netto dell’indotto, “Leonardo”, grazie agli avanzati processi di automazione, a tecnologie proprietarie e all’utilizzo di materiali avanzati, è impegnata nella produzione di componenti aeronautici per i più importanti programmi del settore aeronautico internazionale: il Boeing 787, l’Airbus A220, il best seller del trasporto regionale Atr, solo per citarne alcuni.
Il vicepresidente Piemontese, nella sua visita, era accompagnato dal presidente del Consorzio per l’Area di sviluppo industriale della provincia di Foggia, Agostino De Paolis, nel cui agglomerato di Foggia Incoronata sorge lo stabilimento fin dal 1982.
A riceverli il senior vice president della divisione Aerostrutture David Brigante e il direttore dello stabilimento foggiano Domenico Montella.
Nel corso di una riunione, i rappresentanti di “Leonardo” hanno evidenziato tutti gli elementi di valore che caratterizzano, in particolare, i centri produttivi pugliesi di Foggia e di Grottaglie, punti di riferimento di una importante filiera a livello locale e nazionale.
Brigante e Montella hanno sottolineato la scelta strategica, fatta da “Leonardo”, di confermare gli investimenti anche durante il periodo pandemico, nonostante il forte contraccolpo subito da tutto il settore aeronautico civile.
«Particolarmente apprezzabile e motivo di vanto per tutto l’ecosistema pugliese – ha sottolineato al proposito Piemontese – che questa scelta sia stata orientata a trattenere le competenze, mettendo a frutto la crisi per potenziarle o riqualificarle, non disperdendo il capitale umano costituito dai lavoratori: esattamente l’obiettivo che ci siamo proposti quando, a metà del 2020, avviammo come Regione Puglia la mobilitazione di un volume di risorse, alla fine per complessivi 850 milioni di euro, per far sì che piccolissime, piccole, medie e grandi imprese potessero resistere alla bufera e fossero in condizione di riprendere la corsa».
Di questa scelta parallela di Regione Puglia e del gruppo “Leonardo”, si possono verificare gli effetti concreti visitando i diversi capannoni in cui si producono i componenti per aeromobili civili e militari. In un contesto che è un modello anche in termini di sostenibilità, potendo vantare, lo stabilimento foggiano, una certificazione Emas che valuta le prestazioni ambientali.
David Brigante ha sottolineato l’importanza del know how presente a Foggia, ricordando come Boeing, oltre 30 anni fa, fece letteralmente il giro del mondo per trovare le competenze sui “compositi”, riuscendo a trovarle nello stabilimento foggiano dove, nel 1989, si registrò il punto di svolta proprio con i brevetti che, tutt’oggi, «fanno la differenza rispetto alla concorrenza internazionale», come ha ricordato con orgoglio il direttore Montella.
«Ho visto il futuro industriale dell’Italia passare da Foggia – ha concluso Piemontese – e spero che eccellenze di questo livello fecondino presto un territorio che ha bisogno di irrobustire la sua cultura di impresa per cogliere le sfide della quinta rivoluzione industriale e per generare lavoro di qualità».