«Com’eri vestita?» è la pretestuosa domanda che molte donne vittime di abusi o violenze si sono sentite fare, persino nei posti di polizia e nelle aule di tribunale. La frase inquisitoria è anche il titolo della mostra che si inaugura oggi alle 18 nell’aula consiliare del Comune di Lizzano: diciassette installazioni di abiti, riprodotti sul modello di quelli indossati dalle donne al momento dello stupro. Un allestimento che racconta terribili storie di violenza, una per ogni vestito esposto, e capace per questo di trasformare la beffarda domanda iniziale in un interrogativo alle coscienze.
L’iniziativa, promossa dal centro antiviolenza “Rompiamo il silenzio” di Manduria, in collaborazione con l’Ambito territoriale 7 e il Comune di Lizzano, si pone l’obiettivo di cancellare il pregiudizio secondo il quale le vittime avrebbero potuto evitare la violenza subita se solo avessero indossato abiti diversi. La toccante esposizione arriva in Puglia grazie all’associazione Sud Est Donne, che gestisce il centro antiviolenza manduriano.
All’appuntamento inaugurale di oggi sarà inoltre presentato l’originale “Dizionario dialogato sulla lingua sessista e sul contrasto alla violenza di genere”, alla presenza della curatrice Elena Manigrasso. «Il dizionario – spiegano gli organizzatori – nasce come proposta all’interno di diversi progetti scolastici (scuole materne, elementari, medie) che hanno avuto come tema l’educazione di genere. Da qui la genesi di un lavoro meticoloso che raccoglie parole o detti sessisti, continuato con alcuni studenti e studentesse del biennio di scuola secondaria di secondo grado dell’hinterland tarantino, con il comitato “Donne in fermento” di Carosino». Dialogherà con Elena Manigrasso la presidente della cooperativa sociale lizzanese Naìma, Maria Calasso. Alle iniziative di questo pomeriggio parteciperà l’assessora regionale al Welfare Rosa Barone.
Per il Comune di Lizzano interverranno la sindaca Antonietta D’Oria, l’assessora ai Servizi sociali Anna Maria Lecce, il responsabile del settore Aldo Marino e l’assistente sociale Rossella Colonna. Con loro anche Barbara Serio, referente per la comunicazione e la sensibilizzazione del centro antiviolenza “Rompiamo il silenzio”. La mostra, a ingresso gratuito, resterà aperta fino al prossimo 12 giugno.