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Processo Salvini, battaglia tra consulenti

(Adnkronos) - (di Elvira Terranova) - "Il primo agosto del 2019 la nave della ong spagnola Open Arms raggiunse il barcone di circa 12 metri con 55 migranti" a bordo "nonostante l'indicazione di Alarm phone non fosse corretta". Quindi "conosceva in anticipo la posizione esatta dalla barca" perché "aveva avuto una informazione" per raggiungere la…

(Adnkronos) – (di Elvira Terranova) – “Il primo agosto del 2019 la nave della ong spagnola Open Arms raggiunse il barcone di circa 12 metri con 55 migranti” a bordo “nonostante l’indicazione di Alarm phone non fosse corretta”. Quindi “conosceva in anticipo la posizione esatta dalla barca” perché “aveva avuto una informazione” per raggiungere la barca con i naufraghi. Informazione avuta da chi? “Non lo sappiamo”. E’ battaglia tra consulenti al processo Open Arms che vede imputato il ministro Matteo Salvini con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere tenuto in mare, nell’agosto di 4 anni fa, 147 migranti per due settimane. Nell’udienza di oggi sono stati sentiti consulenti dell’accusa, della difesa ma anche delle parti civili. I due consulenti della difesa, ex ammiragli, Massimo Finelli e Maurizio Palmese, ritengono che sia plausibile che la ong sapesse in anticipo le coordinate della barca da soccorrere. Per l’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini, una “anomalia” che dimostrerebbe che la ong sarebbe stata avvertita dagli scafisti. “Arrivarono due mail di Alarm phone – spiegano i due consulenti -e una non era corretta. Eppure già prima di Alarm phone la nave Open Arms stava andando in quella direzione”. Poi i due consulenti aggiungono: “E’ il barcone che si avvicina a Open Arms, fa una accostata. E poi ci sarà lo sbarco con i gommoni”.  

Un’udienza fiume, durata quasi nove ore, con la deposizione di consulenti di accusa, difesa e parti civili, ma anche del comandante del sommergibile ‘Venuti’ e di un ufficiale della Guardia costiera. “Credo sia stato assolutamente decisivo oggi l’intervento in aula di questi testimoni che hanno evidenziato ciò che diciamo da tempo: Open Arms in realtà non si è imbattuta occasionalmente nella piccola imbarcazione con i migranti ma, da una serie di elementi, è emerso che aveva avuto delle indicazioni ben precise dove li avrebbe potuti individuare”, dice Bongiorno.  

E non sono mancate le scintille tra accusa e difesa. Dopo diverse opposizioni dell’avvocata Giulia Bongiorno alle domande poste dal pm Geri Ferrara al capitano di fregata Andrea Pellegrino, il magistrato ha chiesto al Presidente della Corte Roberto Murgia di intervenire. E Giulia Bongiorno ha replicato: “Il pm è polemico”. Immediata la risposta di Ferrara: “Polemico lo va a dire a qualcun altro, ma lei non mi fa fare le domande perché mi interrompe in continuazione”. A quel punto il Presidente Roberto Murgia ha sospeso per dieci minuti l’udienza e ha chiamato al banco accusa e difesa. 

Sempre oggi la Ong spagnola Open Arms ha annunciato di avere querelato l’equipaggio del sommergibile Venuti per omissione di soccorso. “Un esposto è stato presentato alla procura della repubblica e alla procura militare di Roma”, ha annunciato l’avvocato di parte civile Arturo Salerni. Al centro della deposizione di oggi la giornata del primo agosto del 2019. Quando il sommergibile della Marina militare monitorò la nave spagnola Open Arms. “Ci siamo imbattuti casualmente nella nave. Era fra le imbarcazioni monitorate con periscopio, sonar, radar, con tutti i sensori di bordo. Non ci era mai stata segnalata prima della notte dell’1 agosto del 2019. L’abbiamo segnalata alla nostra centrale operativa sommergibili”, racconta il Capitano di corvetta Stefano Oliva, Comandante del sottomarino. Il sommergibile seguì la Open Arms per 50 miglia circa, “in 17 ore di monitoraggio”, come dice il comandante. “L’abbiamo seguita quando ha cambiato rotta e ha aumentato la velocità. Ma la loro imbarcazione era più veloce di noi, tanto che siamo arrivati sul luogo del soccorso quando erano già iniziate le operazioni di trasbordo dei migranti”.  

La notizia della presenza del sommergibile è emersa solo pochi mesi fa, a processo iniziato. Si tratta di un sottomarino della Marina militare italiana in azione, nell’agosto 2019, che monitorava le attività nel mar Mediterraneo e che riprese anche un barcone carico di migranti partiti dalla Libia. Il materiale audio, fotografico e video, frutto di attività integrativa d’indagine della Procura di Palermo e relativo alle operazioni svolte dalla nave Open Arms durante il soccorso di un barcone carico di migranti, è stato acquisito al fascicolo del dibattimento su richiesta della difesa del ministro delle Infrastrutture. Documenti fondamentali, secondo l’avvocata Giulia Bongiorno, che accenderebbero una nuova luce sulla vicenda e sulla condotta della Open Arms, visto che potrebbe risultare la presenza di scafisti. Si tratta di materiale che mai era stato messo agli atti e che perfino il Senato non aveva visionato quando fu chiamato a esprimersi sull’eventuale processo a carico di Salvini. 

Rispondendo alle domande del pm Geri Ferrara, il comandante Oliva ha spiegato: “Io in 8 mila ore al comando del sommergibile Venuti non ho mai effettuato operazioni di soccorso in mare. Osserviamo ciò che accade sulla superficie in maniera discontinua perché il sommergibile è un mezzo occulto e solo quando è in quota periscopica alza antenne e periscopio per brevi lassi di tempo”. “Noi abbiamo monitorato l’imbarcazione con tutti i sensori a bordo, con il sonar, un sensore elettromagnetico, che riesce a capire di che imbarcazione stiamo parlando – dice ancora Oliva deponendo al bunker del carcere Ucciardone – Il periscopio ha uno zoom che consente di vedere anche le cose più lontane, dipende dall’altezza del periscopio”. Il capitano di corvetta Oliva poi ha proseguito: “Noi stavamo continuando la attività e si è verificato che l’Open Arms ha improvvisamente accostato e aumentato la velocità in maniera sostenuta. Questo, per chi va per mare, viene ritenuto come una cinematica che andrebbe investigata. Non ci tornava che Open Arms dal pattugliare a 4 nodi improvvisamente si dirigeva verso Ovest a una velocità sostenuta. Siamo andati a investigare questo comportamento e a cosa fosse dovuto. Le velocità erano maggiori rispetto alle nostre del sottomarino e noi siamo arrivati poco dopo”.  

“Abbiamo fatto riprese fotografiche video e audio con il telescopio e un antenna di comunicazione – ha detto ancora il capitano di corvetta Oliva – Era anche un sommergibile della Marina militare italiana in azione, nell’agosto 2019, che monitorava le attività nel mar Mediterraneo e che riprese anche un barcone carico di migranti partiti dalla Libia”. “Il sottomarino ha semplicemente captato la comunicazione in lingua spagnola e l’abbiamo inviata alla nostra centrale operativa senza alcuna analisi. Gli interlocutori dovevano essere nella linea d’orizzonte per essere captati”. 

Sempre oggi è stato sentito il capitano di fregata Andrea Pellegrino: “Io sono ufficiale della Guardia costiera e non conosco nessun marinaio che lascerebbe in mare qualcuno in pericolo. E ritengo che anche il comandante del sommergibile, se avesse avuto una situazione di pericolo imminente, avrebbe fatto il possibile. Non si presentava in quel momento. Dalle informazioni partecipate non c’era una situazione di pericolo. Era una situazione gestita da un assetto nei confronti di un altro assetto”, ha detto rispondendo alle domande del pm Ferrara. 

“Per quanto di mia diretta conoscenza in nessun momento si parlava di un pericolo imminente” sulla imbarcazione con a 60 migranti a bordo nel Mare Mediterraneo la mattina del primo agosto 2019. “Il comandante non ha segnalato perché non c’era una situazione di pericolo da segnalare, per quanto ho visto dalle immagini, tant’è che nella mia relazione di servizio non si parla di un evento di soccorso ma di trasbordo di migranti, sulla base di valutazioni fatte in loco da chi ha una visione diretta del fatto”. “Non parlavo direttamente con il sottomarino, non avevo contatto diretto – dice – la mia relazione di servizio segue sostanzialmente la valorizzazione degli elementi informativi raccolti in loco dal sottomarino Venuti”. “Mi portarono questi elementi informativi e mi chiesero se c’erano elementi che potessero essere di interesse, questo accadeva il 2 agosto”. “Se avessi avuto la benché minima impression
e di un pericolo di vita avrei dato notizia agli organi competenti – dice ancora il capitano di fregata Pellegrino -ho l’obbligo di gestire e intervenire quando c’è una situazione di imminente pericolo”. “Il sottomarino lo ha fatto?”, chiede il pm Geri Ferrara. “Se mi sta chiedendo cosa avrei fatto?”, dice Pellegrino. E Ferrara: “Se vede una barca con 60 persone nel Mediterraneo interviene o no a recuperarli?”. Risposta: “Se ritengo che c’è un pericolo sì, altrimenti mi interesserebbe più comunicare la presenza alle autorità deputate per legge a effettuare il soccorso in mare”.  

“Cosa è stato visto dal comandante di Open Arms io non lo so, come non ero a bordo del sommergibile – dice ancora il capitano Pellegrino- le valutazioni sul posto non le so perché non c’ero”. “Mi è stato comunicato che c’era un barchino in legno con persone a bordo in una determinata situazione – prosegue il capitano Pellegrino – Era un barchino che era stato segnalato insieme con altri due vettori che salivano verso Nord, già dalla mattina ed era stato segnalato da un velivolo che segnalava alle 8 e alle 10, poi alle 13 e alle 15 un vettore che navigava in buone condizioni di galleggiabilità”. E ribadisce: “Se mi si chiede tu cosa avresti fatto? Se avessi visto il minimo pericolo sarei intervenuto, se fosse stata una situazione gestibile, io conoscendo gli obblighi di legge avrei comunicato alle autorità competenti per la gestione del soccorso e avrei atteso indicazioni a riguardo”. Oggi è stato sentito anche l’ammiraglio in congedo della Guardia costiera ed ex portavoce Vittorio Alessandro secondo cui l’imbarcazione quel giorno “andava soccorsa”.  

Poi, alla fine dell’udienza fiume, terminata solo alle 19 il ministro Salvini dice: “‘Mi sembra che stia emergendo tutto con estrema chiarezza, più chiaro di così…”. Mentre dalla difesa fanno sapere che c’è “grande soddisfazione perché i consulenti dei legali di Salvini hanno documentato con grande precisione come dietro il barcone vi fossero i trafficanti. Non solo. Sono emerse le molte ambiguità di OpenArms a partire dalle false notizie sulle condizioni del natante con a bordo gli immigrati: non imbarcava acqua e lo scafo non era danneggiato”. La prossima udienza si terrà il 21 aprile per sentire il fondatore della Open Arms Oscar Camps. 

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