Amir gira il cucchiaio nel pentolino sul fornello a gas e scuote la testa. Non ha voglia di parlare, di raccontare. Ma il cubo di plastica 4 per 4, nel quale dorme, parla da solo. Il gazebo piazzato dal Comune di Turi per dare “ospitalità” alle centinaia di braccianti impegnati nella raccolta delle ciliegie, è privilegio per 185 persone (ne erano consentite al massimo 120) è inferno di calore e sudori. Gli altri 350 circa sono accampati all’esterno, in piccolissime e inaffidabili tende da campeggio.
È il popolo dei lavoratori senza nome, che dormono su una pedana in legno (unica dotazione del cubo 4 per 4) o direttamente sul terreno, pagando al Comune di Turi una tassa di soggiorno di un euro al giorno. A impegnarsi per la tutela dei loro diritti è ora la Flai Cgil di Bari che ha segnalato la situazione subnormale alla prefetta Antonella Bellomo.
«La foresteria – spiega il sindacato, è quella per cui più di un mese fa la Regione Puglia aveva messo a disposizione dell’amministrazione comunale di Turi circa 160 mila euro». Ci sono i servizi igienici e le docce, certo, ma insufficienti in quanto la struttura di accoglienza era stata programmata per ospitare un numero massimo di 120 persone.
«Nelle baracche – continua il sindacato -non è nemmeno prevista la presenza di una postazione di cucina e i lavoratori sono costretti a utilizzare fornelli a gas per prepararsi il cibo all’esterno del campo, correndo il rischio di incidenti come quello che è avvenuto qualche giorno fa con l’esplosione di una bombola che ha causato ferite ed ustioni».
Ma non solo: «La situazione – dice la segretaria generale Anna Lepore – è estremamente precaria e quindi è impossibile garantire agli ospiti i servizi essenziali, come è accaduto quando si è esaurita la riserva di acqua nelle cisterne ed è stato necessario un intervento urgente dei tecnici di Acquedotto pugliese e Protezione Civile, allertati dalla sindaca e dagli uffici di Presidenza della Regione Puglia, che hanno installato una cisterna aggiuntiva di 5 mila litri per assicurare la continuità dei servizi igienici».
E, mentre la sindaca di Turi Tina Ressa con la Flai Cgil di Bari e di Puglia ha incontrato i lavoratori e si è impegnata a «convocare con la massima urgenza tutti i soggetti interessati al fenomeno, a partire dalle aziende agricole» che per contratto dovrebbero garantire l’ospitalità ai lavoratori stagionali, ma molto spesso non garantiscono nemmeno il rispetto del contratto collettivo nazionale e provinciale di lavoro, il sindacato chiede l’intervento della prefetta.
È necessario, sostengono, «convocare con urgenza le organizzazioni sindacali, le organizzazioni datoriali e le amministrazioni comunali di tutti i comuni coinvolti nella gestione del lavoro stagionale – fanno sapere – in modo da avviare da subito la programmazione di interventi strutturali, a partire dall’utilizzo dalle risorse rivenienti dal Pnrr, per far sì che l’arrivo dei lavoratori stagionali non sia più vissuto come un’emergenza».
Quanto alla tassa di soggiorno, pagata sulla base di una ordinanza del commissario prefettizio che ha retto l’amministrazione comunale fino al 2019, la sindaca di Turi si è impegnata «ad abolirla da subito».