(Adnkronos) – Il presente delle terapie e il futuro delle nuove soluzioni di assistenza e cura di Takeda in area gastrointestinale (Gi) e immunologia sono al centro di ‘ImaGIne the Future, making the difference in gastrointestinal diseases’, evento che raccoglie oggi e domani a Milano, presso il Superstudio Più di via Tortona, clinici, associazioni pazienti e società scientifiche per condividere i risultati ottenuti dall’azienda in trent’anni di ricerca nell’area gastrointestinale e in particolare nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici o Ibd), nella sindrome dell’intestino corto (Sbs), nel reflusso gastro-esofageo e nella stipsi cronica.
Takeda – spiega l’azienda farmaceutica in una nota – prevede il lancio di 17 nuove terapie entro il 2025 e di 8 nuove terapie in ambito Gi nei prossimi 7-10 anni, di cui 2 in Ibd, 3 nell’area della celiachia, 2 nella motilità intestinale e una per il fegato. Nell’area immunologica, invece, a febbraio è stato annunciato il completamento dell’accordo con Nimbus Lakshmi, Inc. per la commercializzazione della molecola TAK-279, che ha il potenziale di dimostrare efficacia, sicurezza e maneggevolezza nel trattamento sia della psoriasi sia di varie altre patologie immunomediate – malattia infiammatoria intestinale, artrite psoriasica e lupus sistemico eritematoso.
“Continuiamo ad investire nell’area della gastroenterologia con convinzione – afferma Annarita Egidi, General Manager di Takeda Italia – a fare squadra con le istituzioni, il mondo scientifico e le associazioni dei pazienti, affinché le terapie farmacologiche possano essere sempre più efficaci ed efficienti, specialmente quando combinate ad altri asset fondamentali: digitalizzazione”, per rafforzare “la sanità territoriale; formazione dello staff sanitario, e soprattutto degli infermieri, figure essenziali nella gestione delle Mici, come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Infine, informazione: pazienti e caregiver devono essere informati sui sintomi, sulle cause, sulle terapie disponibili e sulla gestione quotidiana, per comprendere la loro patologia e a prendere decisioni informate sul trattamento”.
“Da 20 anni Takeda si conferma per noi specialisti dedicati alle patologie gastrointestinali un partner fondamentale, e per i pazienti una delle aziende che fornisce le più ampie risposte alle loro esigenze di salute – sottolinea Maurizio Vecchi, professore ordinario e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato digerente, Università degli Studi di Milano – Si tratta di un’azienda che è cresciuta sia nelle patologie trattate, muovendo i primi passi dagli inibitori di pompa protonica fino al campo delle malattie infiammatorie croniche intestinali, arrivando a fornire soluzioni per patologie rare come la sindrome dell’intestino corto, sia nell’innovazione delle proposte terapeutiche, con i farmaci biologici, o con il trattamento a base di cellule staminali per le fistole perianali complesse nei pazienti con malattia di Crohn”.
Nel corso dell’evento i rappresentanti delle principali associazioni attive nell’area hanno testimoniato come sia cambiata in meglio la qualità di vita dei pazienti negli ultimi anni, grazie alle nuove formulazioni terapeutiche e alle soluzioni ‘beyond the pill’ (oltre il farmaco), ai servizi assistenziali e a una generale maggiore sensibilità. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga. “Da circa 10 anni ad oggi – ricorda Salvatore Leone, direttore generale associazione Amici Italia – la qualità di vita dei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche dell’intestino è migliorata notevolmente grazie ai progressi nella diagnosi, nella terapia e nella gestione delle complicanze. Le opzioni di trattamento sono diventate più efficaci e personalizzate, riducendo la frequenza e la gravità dei sintomi e migliorando la funzionalità intestinale. Inoltre, sono stati sviluppati programmi di supporto psicologico e socio-assistenziale. Infine, la sensibilizzazione e l’educazione sulle Ibd sono aumentate”, con una “riduzione dello stigma associato alla malattia”.
“Un decennio fa i pazienti in nutrizione artificiale erano invisibili o fonte di imbarazzo e di stigma nell’opinione pubblica e la nutrizione artificiale era nell’immaginario comune, ma anche nella cultura clinica, spesso vissuto solo come terapia di fine vita – osserva Alessandra Rivella, direttore generale associazione A.N.N.A. (Associazione nazionale nutriti artificialmente) – . Finalmente esiste una maggiore sensibilità e un più puntuale. Ciò che deve essere ancora implementato è la presenza di centri di nutrizione sia territoriale che ospedaliera, che, sebbene il grande lavoro svolto da molte regioni, resta ancora a macchia di leopardo. Sarebbe inoltre molto importante l’inserimento nei Lea e una legge che disciplini il servizio”.
“Le persone affette da insufficienza intestinale cronica benigna e da sindrome dell’intestino corto – precisa Margherita Gregori, segretario nazionale associazione Un filo per la vita – hanno visto sicuramente migliorata la propria condizione di vita, grazie agli enormi passi avanti realizzati sul piano della terapia e della pratica clinica, all’aumento dei centri di riferimento, all’introduzione di prodotti e dispositivi farmaceutici maggiormente tollerati dai pazienti, o ai supporti per la nutrizione parentale domiciliare utili a poter emanciparsi dall’ambiente domestico (zainetto-pompa)”. Mancano però la “codifica della Iicb”, insufficienza intestinale cronica benigna, “dal Servizio sanitario nazionale e il riconoscimento della patologia nell’elenco delle malattie rare” in molte regioni.
Takeda – continua la nota – ha apportato innovazione nell’area della gastroenterologia fin dal 1991 con l’introduzione in 90 Paesi del primo inibitore di pompa protonica, una nuova generazione di farmaci per ulcera peptica e reflusso gastroesofageo. Sono poi arrivati farmaci biotecnologici innovativi per le Mici. Nel 2023 ricorre il decennale del termine degli studi registrativi che hanno decretato lo sviluppo clinico di vedolizumab (studi Gemini), il primo farmaco biotecnologico ‘gut-selective’ per le malattie infiammatorie croniche intestinali.
L’azienda negli ultimi anni ha fornito nuove soluzioni terapeutiche anche nell’area delle malattie rare, come per la sindrome dell’intestino corto che colpisce oggi circa 800 pazienti in Italia (20% pediatrici). Takeda – conclude la farmaceutica – sostiene inoltre il percorso legislativo per il riconoscimento della Sbs come malattia rara, ma anche l’aggiornamento dei Lea e la garanzia di un percorso di cura uniforme su tutto il territorio nazionale. Infine, mantiene alta l’attenzione per l’accesso, anche in Italia, dei trattamenti delle fistole perianali complesse nei pazienti con malattia di Crohn.