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Inceneritore Newo, c’è la “carta” Cassazione: «Bloccata la vendita del suolo»

Newo, l’impianto si può ancora bloccare. Grazie allo stato di agitazione, che ha coinvolto cittadini, attivisti e i movimenti ambientali, potrebbe esserci il definitivo stop al termovalorizzatore che dovrebbe sorgere nella zona industriale di Bari, limitrofa al comune di Modugno. La speranza per tutti i detrattori dell’impianto di ossicombustione potrebbe arrivare dal “Comitato No inceneritore”,…

Newo, l’impianto si può ancora bloccare. Grazie allo stato di agitazione, che ha coinvolto cittadini, attivisti e i movimenti ambientali, potrebbe esserci il definitivo stop al termovalorizzatore che dovrebbe sorgere nella zona industriale di Bari, limitrofa al comune di Modugno.

La speranza per tutti i detrattori dell’impianto di ossicombustione potrebbe arrivare dal “Comitato No inceneritore”, guidato dalla docente Corsina Depalo, che è attualmente in attesa del pronunciamento delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione, a cui ha fatto ricorso per l’annullamento della sentenza del Consiglio di Stato che, di fatto, ha ribaltato la posizione del Tar Puglia, accogliendo il ricorso della Newo e dichiarando legittime le autorizzazioni regionali alla costruzione.

Questo ricorso, presentato dal legale rappresentante del Comitato Luigi Campanale, ha già prodotto un primo effetto, bloccando il perfezionamento del contratto di vendita del terreno alla Newo, da parte del consorzio Aree di sviluppo industriale (Asi), fino a che la Cassazione non si sarà espressa a riguardo. Tempo prezioso per rallentare il processo burocratico che va avanti, con la proroga della valutazione di impatto ambientale (Via), senza tenere in considerazione la volontà dei sindaci e delle associazioni e movimenti ambientalisti.

«Quello che abbiamo prodotto – spiega Corsina Depalo – è l’unico ricorso in Cassazione che oggi ha generato un piccolo risultato senza il quale ci sarebbe già il cantiere. Il Comitato aveva auspicato il naturale intervento, nel ricorso in Cassazione, del Comune di Bari e dei Comuni dell’ambito AroBa 2, per rappresentare gli interessi dei cittadini che sono stati violentati da interventi in contrasto con le normative e i principi europei, che tutti rivendicano a parole. Ma ciò non è ancora avvenuto». La responsabilità politica, da parte degli attivisti del “Comitato No inceneritore”, sembrerebbe palese anche nella posizione dei sindaci che non hanno aderito al ricorso. Dinanzi a quello che definiscono una «tardiva concitazione del sindaco di Bari di fronte al rinnovo delle autorizzazioni della Regione Puglia», si augurano che finalmente la politica possa intervenire urgentemente nel ricorso in Cassazione, prima della scadenza dei termini previsti per legge.

«Noi del “Comitato No Inceneritore” – fa sapere la guida del gruppo – abbiamo intrapreso sin dal 2018, e continuiamo ad intraprendere, tutte le possibili azioni giudiziarie ed extragiudiziali, autotassandoci, per impedire la costruzione dell’inceneritore della Newo, che annulla la raccolta differenziata in spregio ai principi stabiliti dall’Unione Europea della cosiddetta economia circolare».

Un’economia circolare che andrebbe a ritrasformare il rifiuto in risorsa produttiva, contrariamente al processo di ossicombustione che unisce, nel processo di riduzione del rifiuto a perle vetrose, tutti i tipi di materiali. Il movimento aveva anche guidato la manifestazione di piazza, avvenuta nel 2018 per le strade del capoluogo, che aveva unito più di 400 manifestanti nel “No all’inceneritore”. Il Comitato non esclude che si potrebbe ritornare in strada a manifestare. Si aspetta ora la Conferenza dei servizi, indetta per giovedì, alla quale farà seguito, il giorno dopo, un’assemblea pubblica, nella sala Beatrice Romita di Modugno, organizzata dai comitati cittadini contro il termovalorizzatore.

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