A dieci anni dalla prematura scomparsa dell’indimenticabile campione di origini barlettane Pietro Mennea (deceduto il 21 marzo 2013 a Roma), ecco il protocollo d’intesa tra la fondazione “Pietro Mennea” onlus ed il Comune di Barletta. Ad annunciarlo è il presidente del comitato italiano Pro Canne della Battaglia Odv, Nino Vinella, che esprime l’orgoglio per aver aperto la strada a questo passaggio formale e sostanziale, temporaneamente bloccato dal terremoto politico che determinò la crisi della prima giunta Cannito ma che grazie all’assessore Marcello Degennaro, competente sullo sport, ha finalmente ritrovato pieno slancio anche nel rispetto delle linee di mandato della giunta Cannito bis, votate nell’ultima seduta di Consiglio comunale.
Si tratta di un atto propedeutico ad ulteriori provvedimenti di uguale portata, avente come scopo la sinergia tra il Comune di Barletta, nella persona del sindaco Cosimo Cannito, e la fondazione “Pietro Mennea” onlus nella persona della sua presidente pro-tempore Manuela Olivieri Mennea, nell’intento finale di rendere in permanente forma stabile il meritato lustro onorifico e il dovuto prestigio nazionale ed internazionale alla poliedrica figura di Mennea ed ai suoi talenti negli ambiti personali e professionali.
I processi avviati per il riconoscimento identitario della città di Barletta nella figura di Mennea dovranno essere completati: oltre all’intitolazione del lungomare all’atleta, dovrà essere portato a compimento il progetto del monumento a lui dedicato e dovrà essere sviluppata e promossa una adeguata cultura dello sport e della salute, degni del campione che per 17 anni, dal 1979 al 1996 con quel 19“72 sui 200 metri, è stato il più veloce del mondo e simbolo di perseveranza e tenacia, che ha fatto sognare milioni di italiani che si identificavano in lui, sempre lanciato verso traguardi da afferrare.
Quel ragazzo, ammirato da Valery Borzov, Don Quarrie, Allan Wells, i migliori statunitensi, che in un viale di Barletta gareggiava per scommessa e vinceva, contro gente su Porsche e Alfa Romeo, lui a piedi e loro al volante sui 50 metri, rimarrà per sempre nel cuore di chi ama lo sport e la maglia azzurra.
Mennea era ed è per tutti la “Freccia del Sud” nome che poi, in onore del recordman del mondo e campione olimpico dei 200 metri, è stato dato ad un avveniristico “bolide” di Trenitalia capace di toccare punte di 400 chilometri orari, simbolo della grandezza del Made in Italy così come lo era Pietro, allievo prediletto del professor Carlo Vittori che ne tirò fuori un grande campione, un asceta della velocità capace di qualificarsi per quattro finali olimpiche consecutive, dal 1972 al 1984, quattro come le lauree che questo fuoriclasse anche nella vita prese una volta finito di gareggiare. «Se ho fatto quello che ho fatto – diceva Mennea -, lo devo solo a una cosa: che ho lavorato come un pazzo. Mi allenavo anche sei ore al giorno, sempre, anche di nascosto. Non ho mai avuto paura della fatica. Allenarsi è tutto. Anche quando sei sfinito, è una bella stanchezza». Al grande campione e fenomeno barlettano si pensò anche di intitolare una fermata della metropolitana di Londra, quella di High Street Kensington, un onore riservato ai più grandi.