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Inceneritore Newo: «La colpa è politica». Il via libera rafforza il fronte del “No”

Impianto di ossicombustione Newo, il no parte dal basso. L’opera, che dovrebbe sorgere nell’area industriale tra Bari e Modugno, fa paura ai cittadini e preoccupa le associazioni ambientaliste. Le mobilitazioni sul tema vengono da lontano. Tutti concordano sull’inadeguatezza di un tale impianto sul territorio, ma come mai si è arrivati a questo punto? Si sarebbe…

Impianto di ossicombustione Newo, il no parte dal basso. L’opera, che dovrebbe sorgere nell’area industriale tra Bari e Modugno, fa paura ai cittadini e preoccupa le associazioni ambientaliste. Le mobilitazioni sul tema vengono da lontano. Tutti concordano sull’inadeguatezza di un tale impianto sul territorio, ma come mai si è arrivati a questo punto? Si sarebbe potuto fermare prima l’iter amministrativo? Uno dei gruppi più consistenti per il “No alla Newo” è quello di “Onda verde Puglia facciamo rete”, un coordinamento regionale di cittadini, associazioni e comitati territoriali per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela dei territori a Bari e in Puglia. Ripercorrendo la storia dell’impianto, gli attivisti bacchettano il mondo della politica, colpevole di non aver agito tempestivamente di fronte ad una situazione che definiscono potenzialmente pericolosa. «Se dall’inizio ci fosse stata più attenzione verso le nostre istanze – afferma l’attivista Donato Cippone – maggiore disponibilità a sentire anche i pareri delle realtà associative ambientali, forse non saremmo a questo punto. Quando l’ex sindaco di Modugno Nicola Magrone avviò i tavoli tecnici sul tema, gli altri sindaci, compreso quello di Bari Antonio Decaro, non hanno dato una pronta risposta. Successivamente siamo scesi in piazza, in una grande mobilitazione del 2017, e il Tar ci ha dato ragione. Ma la sentenza è stata poi ribaltata dal Consiglio di Stato, mostrando ancora una volta come la politica non tenga conto del volere dei cittadini».

Il Comune di Modugno, che sarà confinante con l’impianto, è sempre stato in prima linea contro la sua istituzione. L’ex assessora all’Ambiente della giunta Magrone, Tina Luciano, ha ricordato come l’ente fosse da tempo convinto dell’inadeguatezza dell’opera.

«Abbiamo sempre avuto un atteggiamento molto diffidente – spiega – perché ritenevamo che il percorso dell’economia circolare fosse più promettente. Ora non so questo correre ai ripari quanto sia di facciata. Ricordo un Consiglio comunale partecipatissimo dove tutti gli ambientalisti hanno voluto dare un contributo, producendo un ricorso al Tar prestigioso. Ma bisogna presidiare il lavoro, far sentire il fiato sul collo alle istituzioni in ogni momento. Nessuna polemica, ma anche il solo atto di consegnare le osservazioni e non essere presenti in conferenza dei servizi, è un gesto simbolico al quale bisogna però far seguire i fatti».

La responsabilità politica, quindi, sarebbe non solo quella di non aver ascoltato le associazioni, ma anche di aver perso tempo prezioso.

«Tra Regione e Città metropolitana avrebbero già potuto ritirare in autotutela le autorizzazioni – afferma il presidente di Modugno a cinque stelle Giuseppe Monaco – Spero che qualcuno si ponga delle domande e decida di bloccare la cosa. Anche lo stesso Decaro ha lasciato passare il tempo utile che si poteva usare per fermare tutto ciò. Adesso è complicato, ma quando è stato possibile farlo non si è fatto». E se quello che gli ambientalisti definiscono il “pasticcio amministrativo Newo” dipenderebbe da una cattiva gestione da parte della politica, quest’ultima avrebbe anche la responsabilità di non aver valutato gli studi epidemiologici e le ripercussioni sulla salute pubblica.

«La questione non sarebbe dovuta arrivare fino a questo punto – tuona il presidente del comitato Pro Ambiente Tino Ferrulli – da moltissimi anni la politica si sarebbe già dovuta operare per la tutela del diritto alla salute. Per questo abbiamo chiesto al presidente dell’Anci di provvedere anche ad un eventuale sequestro cautelativo dell’area di cantiere. Nessuno si è adoperato per far rispettare il testo unico in materia ambientale del 2006, la valutazione di incidenza sanitaria non è stata mai contemplata».

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