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La spedizione punitiva e l’Audi bianca: i nuovi tasselli dell’omicidio di Capurso

C’è una terza auto e forse una quarta, nella ricostruzione della saga familiare, conclusasi con la violenta aggressione di giovedì sera a Capurso e la morte di Vito Caputo. C’è un’Audi Q5, di colore bianco, già sequestrata dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Bari, che arrivata da Bari avrebbe dato fuga a…

C’è una terza auto e forse una quarta, nella ricostruzione della saga familiare, conclusasi con la violenta aggressione di giovedì sera a Capurso e la morte di Vito Caputo. C’è un’Audi Q5, di colore bianco, già sequestrata dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Bari, che arrivata da Bari avrebbe dato fuga a Fabio Chiarelli (assistito dall’avvocato Fabio Schino), dopo la violenta rissa nella quale poi è rimasto ucciso il suo amico Vito Caputo, e gravemente ferito il 53enne Renato Canonico (difeso assieme a suo figlio Piero dagli avvocati Massimo Chiusolo e Loredana Manginelli).

Chiarelli sarebbe stato poi accompagnato al Policlinico di Bari, dove è stato sottoposto ad intervento e ricoverato nel reparto di Chirurgia plastica per lesioni al braccio e agli arti inferiori. Ed è lì, in corsia, che ieri pomeriggio lo ha visitato il medico legale Franco Introna, su disposizione del pm Michele Ruggiero. Il medico ha sottoposto agli stessi accertamenti il 26enne Piero Canonico, medicato dopo il fatto e dimesso. E sempre ieri Introna ha eseguito l’autopsia sul corpo di Caputo, accoltellato a morte in un cortile privato all’ingresso di Capurso. L’esame ha accertato il decesso provocato da un’importante lesività toracica provocata da un’arma bianca. Sul torace e su altre parti del corpo della vittima sono state trovate diverse lesioni da taglio e punta che hanno leso organi vitali.

Al momento, Fabio Chiarelli, Piero e Renato Canonico sono indagati per rissa in attesa che, anche grazie alle telecamere di sorveglianza, si chiarisca maggiormente la dinamica dei fatti. Emergono intanto nuovi particolari sulle ore precedenti alla morte di Caputo. Fabio Chiarelli, ignorando l’obbligo di dimora nel Comune di Mola di Bari per una condanna di secondo grado a 2 anni e 4 mesi (un’altra vicenda di aggressioni a colpi di spranga avvenuta a Triggiano nel 2021), lo avrebbe chiamato per portare a termine una vera e propria spedizione punitiva.

E lo avrebbe fatto dopo aver ricevuto una telefonata della sua compagna, ex moglie di Piero Canonico, al termine di (o durante) un incontro avvenuto a Cellamare per la gestione del loro bambino. Nei giorni scorsi la donna avrebbe subìto l’incendio della sua auto.

Conclusosi l’incontro, Piero Canonico e suo padre, che lo aspettava nella Peugeot poco distante, si sarebbero accorti del Maggiolone nero nel quale erano Caputo e Chiarelli, e di un’altra auto che si avvicinavano. Una circostanza che li aveva indotti a scappare verso la loro abitazione a Capurso. Ma la loro fuga, fatta di tamponamenti violenti, era stata fermata dal traffico di ingresso al paese e per questo avevano preferito entrare nel cortile per poi scappare a piedi.

Lì, secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe svolta la mattanza. Chiarelli avrebbe picchiato selvaggiamente Renato Canonico, reo di trascorrere molto tempo con il nipotino, mentre Caputo teneva fermo suo figlio Piero. Poi Chiarelli e Caputo si sarebbero avventati contro Piero Canonico, ferendolo con un coltello ma venendo poi disarmati e gravemente feriti a loro volta.

Poi la breve fuga di Caputo, prima di accasciarsi moribondo, Piero che cerca di soccorrere suo padre gravemente ferito (ricoverato ora in gravi condizioni all’ospedale Di Venere) e Chiarelli che scappa. In un’Audi di colore bianco.

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