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Rifiuti, in commissione Ambiente si discute delle discariche salentine. Pagliaro: «Emerse criticità»

Fari puntati su quattro discariche del Salento in commissione Ambiente del Consiglio regionale della Puglia. Nelle audizioni richieste dal capogruppo de La Puglia domani, Paolo Pagliaro, e dal consigliere Gabellone, si è fatto il punto sugli impianti di Cavallino, Ugento, Nardò e Corigliano d'Otranto. Nel confronto con il direttore generale Ager Grandaliano, con l’assessora Maraschio…

Fari puntati su quattro discariche del Salento in commissione Ambiente del Consiglio regionale della Puglia.

Nelle audizioni richieste dal capogruppo de La Puglia domani, Paolo Pagliaro, e dal consigliere Gabellone, si è fatto il punto sugli impianti di Cavallino, Ugento, Nardò e Corigliano d’Otranto. Nel confronto con il direttore generale Ager Grandaliano, con l’assessora Maraschio e con i dirigenti del dipartimento Ambiente Garofoli e Riccio, «sono emerse criticità e progetti relativi ai quattro impianti», dice Pagliaro.

Sull’impianto di Cavallino, spiega, «avevo presentato richiesta di audizione un anno fa, a seguito di problemi anche di natura occupazionale che si erano verificati per la riduzione dei conferimenti dei rifiuti da trattare. Una riduzione dovuta all’aumento delle percentuali di raccolta differenziata e alla contrazione dei volumi di secco residuo, che è progressiva e che interessa tutti gli impianti di Tmb (il trattamento meccanico-biologico intermedio che precede il conferimento finale in discarica). Il problema gestionale dell’impianto, autorizzato nel lontano 1998, secondo Grandaliano al momento sarebbe risolto: a Cavallino vengono trattati i rifiuti urbani di Lecce e dei comuni limitrofi e di parte del brindisino, fino ad arrivare a Fasano».

Per quanto riguarda la discarica di servizio e soccorso Burgesi di Ugento, invece, Pagliaro sottolinea che «ha esaurito le volumetrie ed è definitivamente chiusa dal gennaio 2022. Continua a funzionare, invece, l’impianto di trattamento meccanico biologico. Ma su Burgesi e sull’allarme ambientale dovuto al sospetto inquinamento dei pozzi a seguito del rinvenimento di ben 600 fusti metallici fuori dall’area di discarica autorizzata, ho chiesto i dati aggiornati dei monitoraggi Arpa, anche sui pozzi più lontani».

Durante le audizioni, dice il capogruppo de La Puglia domani, «l’attenzione si è concentrata soprattutto sulla discarica di Corigliano d’Otranto, un impianto privato in concessione pubblica ultimato nove anni fa ma finora mai attivato, perché sciaguratamente realizzato a ridosso della falda acquifera a cui attingono sette rubinetti su dieci della provincia di Lecce. Nel Piano regionale dei rifiuti approvato a dicembre 2021 è stata prevista l’apertura del sito, nonostante le battaglie del territorio e del sottoscritto in Consiglio regionale per scongiurare questa ipotesi. Ipotesi confermata nei giorni scorsi dal presidente Emiliano – sottolinea -, che ha seminato allarme fra amministratori locali e cittadini che temono per la loro salute e per il rischio di inquinamento».

L’assessora Maraschio, riferisce Pagliaro, «ha assicurato che dagli approfondimenti tecnici effettuati non sono risultate criticità, e che si sta lavorando sulla rifunzionalizzazione della discarica. Garofoli ha chiarito che sono state poste ulteriori prescrizioni più severe per maggiore garanzia: un indice di respirazione di 400 anziché mille, ed un processo di inertizzazione dei rifiuti mescolandoli con calce idrata durante la fase di abbancamento. Si tratta di una sperimentazione monitorata da Arpa e Politecnico di Bari, e se l’esame sarà superato, l’obiettivo è aprire il sito entro il 1° gennaio 2024. Ho fatto appello affinché queste notizie vengano comunicate al territorio, e mi è stato risposto che c’è stato un sopralluogo in discarica il 21 febbraio scorso, con il sindaco di Corigliano, per spiegare la sperimentazione in atto mirata a rendere inerte il materiale in discarica e a monitorare costantemente il rilascio di sostanze potenzialmente inquinanti. In un prossimo futuro saranno coinvolti anche gli altri Comuni interessati, sui quali ricadrebbe l’aumento Tari dovuto ai costi di questo ulteriore trattamento. La concessione prevede una volumetria di quasi 500mila metri cubi per i rifiuti dell’area salentina, ma resta da quantificare in quanto tempo potrà essere colmato l’invaso».

Riguardo alla discarica pubblica Castellino di Nardò, la cui attività è cessata a gennaio 2007, infine, «c’è un intoppo procedurale per la chiusura definitiva da mettere in atto per il post gestione che è trentennale. A settembre 2021 si tenne la conferenza di servizi per stabilirne le fasi e le modifiche necessarie alla documentazione tecnica. Documenti che il gestore ha presentato solo a febbraio scorso, lamentando di non poter sostenere le necessarie garanzie finanziarie. La discarica era pubblica ma a gennaio 2007 fu revocata l’autorizzazione e la società presentò ricorso al Tar chiedendo circa due milioni di euro per l’adeguamento alla nuova normativa sulle discariche. Il problema è soprattutto finanziario: per la chiusura ed il post gestione dell’impianto serviranno almeno 16 milioni di euro, che dovranno essere ripartiti tra i Comuni conferitori di allora».

Per Pagliaro, insomma, quella degli impianti salentini è «una situazione spinosa che andrà approfondita in una nuova audizione in commissione Ambiente, come già stabilito oggi».

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