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Aldo Moro, 45 anni fa il rapimento del presidente della Dc. Gero Grassi: «La politica lo ha dimenticato»

«Aldo Moro ci ha insegnato che la persona, con i suoi diritti, viene prima di qualsiasi cosa. Eppure la classe politica attuale lo ricorda soltanto nel giorno del sequestro e in quello della morte». Gero Grassi è colui che più di altri si è impegnato nel mantenere viva la memoria e la lezione del presidente…

«Aldo Moro ci ha insegnato che la persona, con i suoi diritti, viene prima di qualsiasi cosa. Eppure la classe politica attuale lo ricorda soltanto nel giorno del sequestro e in quello della morte». Gero Grassi è colui che più di altri si è impegnato nel mantenere viva la memoria e la lezione del presidente della Democrazia cristiana, nativo del Salento, rapito da un commando delle Brigate rosse proprio il 16 marzo di 45 anni fa. Finora sono 1.172 gli eventi pubblici che il terlizzese Grassi, tre volte deputato tra il 2006 e il 2018, ha organizzato o alle quali ha partecipato per celebrare la figura di Moro. E il motivo è presto detto: «Il presidente ha insegnato la centralità della persona a partire dalla sua prima lezione all’università di Bari, il 3 novembre del 1941 -spiega Grassi – In quella circostanza chiarì a tutti che la persona, con i suoi diritti, viene prima di qualsiasi cosa, anche dello Stato. E che, di conseguenza, i diritti sono un patrimonio che non può essere negato alla persona in alcun modo». A proposito c’è un dettaglio da non trascurare: Moro pronunciò quelle parole in un periodo in cui il fascismo aveva revocato i diritti concessi dallo Statuto albertino.

Quella lezione, che al padre del centrosinistra italiano costò addirittura l’arresto da parte dei fascisti, è ancora viva nella mente e nel cuore di Grassi. Così come le drammatiche ore in cui, il 16 marzo 1978, Moro fu sequestrato dai brigatisti e gli uomini della sua scorta trucidati a colpi di mitra in via Fani. Quel giorno Grassi, che non aveva ancora compiuto vent’anni, stava raggiungendo la facoltà di Giurisprudenza dell’università di Bari, quando apprese la notizia del rapimento. A quel punto cambiò strada e si diresse verso la sede della Dc: «Con i giovani comunisti e socialisti – racconta – organizzammo un corteo per quella stessa sera. In quella circostanza tenni il mio primo comizio, tra l’altro accanto al mio compaesano Nichi Vendola che già da tempo militava nel Pci. Il sentimento dei terlizzesi era comune: tutti eravamo addolorati e preoccupati per la sorte di un uomo universalmente riconosciuto come buono e amico della nostra città».

Stamani Moro sarà ricordato anche a Bari, dove è prevista la deposizione di una corona di fiori presso la targa stradale di via Caduti di via Fani. Ma per Grassi, che oggi celebrerà la figura del presidente della Dc a Roma e poi ancora domani a Villa Castelli, non basta: «La classe politica ricorda Moro soltanto il 16 marzo e il 9 maggio, tra l’altro parlando impropriamente di “morte” a proposito di un uomo che invece fu ucciso – conclude l’ex deputato pugliese – Eppure Moro evoca un’Italia più umana e solidale. I giovani, che incontro quotidianamente nelle scuole e nelle università, restano incantati dalla sua figura. La politica, invece, è molto più distratta».

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