«Dieci anni alla guida di una Regione o di una grande città sono più che sufficienti. Anzi, il limite dei due mandati consecutivi è indispensabile per garantire sia il ricambio della classe dirigente sia la trasparenza della pubblica amministrazione»: Michele Laforgia stronca l’ipotesi del terzo mandato al quale punta tanto il governatore Michele Emiliano quanto il sindaco barese Antonio Decaro.
Leader dell’associazione “La giusta causa”, voce autorevole e critica della sinistra, il penalista barese analizza lo scenario locale in un momento cruciale per almeno due motivi: per il “ciclone-Schlein”, che dopo essersi abbattuto sull’area progressista promette di sovvertire molti equilibri apparentemente consolidati anche in Puglia, e per i rumors sul futuro di Emiliano e Decaro, in riferimento ai quali si parla di un terzo mandato o di un clamoroso scambio di ruoli.
«L’esercizio democratico del potere è per sua natura temporaneo -spiega Laforgia a proposito della prospettiva di vedere Emiliano e Decaro alla guida rispettivamente di Regione e Comune per altri cinque anni – Il terzo mandato ostacolerebbe il ricambio che è uno dei principi della rappresentanza. Senza dimenticare che nella pubblica amministrazione vale in principio della rotazione, indispensabile per garantire legalità e trasparenza». Il penalista barese, però, è altrettanto critico sull’ipotesi di un avvicendamento tra i due big della politica locale: qualcuno già parla di un ritorno di Emiliano alla guida del Comune capoluogo e di Decaro al suo posto in Via Gentile. «Lo scambio dei ruoli è un metodo che non esiste – aggiunge Laforgia – e sono radicalmente contrario alle investiture. Il destino del centrosinistra non può essere rimesso a una trattativa privata, a una ripartizione interna di compiti». Un’impostazione diversa, dunque, da quella sostenuta dall’ex governatore pugliese Nichi Vendola, secondo il quale Decaro sarebbe il naturale successore di Emiliano alla guida della Puglia: «Il sindaco di Bari è stato ed è un ottimo amministratore e personalmente condivido l’idea che possa guidare la Regione. Naturalmente ciò non vuol dire che non si possa e non si debba fare meglio – argomenta Laforgia – In città persistono disuguaglianze evidenti tra un quartiere e l’altro, addirittura da un isolato all’altro, il che ripropone un tema fondamentale: bisogna avere una visione della comunità e strategie chiare per concretizzarla. E per questo, prima ancora dei nomi, parlerei di programmi e coalizioni».
Quanto alle primarie del Partito democratico, in Puglia l’aspirante segretario nazionale Stefano Bonaccini ha sconfitto la rivale Elly Schlein; quest’ultima, però, si è imposta in zone come il Salento e a livello nazionale. Come è destinato a mutare, alla luce di questo risultato, lo scenario politico nazionale e regionale? «Alcune cose sono già cambiate durante la campagna elettorale che ha preceduto il 26 febbraio – dice Laforgia che, non essendo iscritto né elettore del Pd, non ha partecipato al voto per le primarie dem – A livello nazionale si è affermata una versione di sinistra del partito, in cui si parla di salario minimo, diritti sociali e accoglienza. A livello locale, mi auguro che qualcosa cambi soprattutto nel Pd. Un partito non è un comitato elettorale: ha bisogno di partecipazione, confronto, elaborazione delle idee. Quindi serve un’organizzazione interna, ma anche dialogo e apertura all’esterno. A sinistra non c’è solo il Pd, ma se il Pd diventasse un partito di sinistra, nella linea politica e non solo nei proclami, potrebbe davvero cambiare tutto».