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L’illegalità irrompe nei boschi del Gargano: alla denuncia segue l’intimidazione

Alla penna si risponde con il fuoco. Giovanni Russo, funzionario, responsabile del settore forestale, del Consorzio della Bonifica Montana del Gargano, un post sul suo profilo social è costato caro. La sua penna ha suscitato forse la sensibilità permalosa di qualche allevatore garganico che si sarà sentito al centro dell’attenzione del post russiano, con il…

Alla penna si risponde con il fuoco. Giovanni Russo, funzionario, responsabile del settore forestale, del Consorzio della Bonifica Montana del Gargano, un post sul suo profilo social è costato caro. La sua penna ha suscitato forse la sensibilità permalosa di qualche allevatore garganico che si sarà sentito al centro dell’attenzione del post russiano, con il quale si denunciava la “tollerata” – da parte delle autorità o di chi dovrebbe vigilare sull’area protetta del promontorio – pratica di recintare, con filo spinato, vaste aree del patrimonio boschivo pubblico, con gravi disagi per i turisti o i tanti camminatori che sempre più attraversano l’area protetta del Gargano.
«Io non so se la colpa è degli allevatori (che nella loro presunta ignoranza e per evitare spese, fanno questo scempio probabilmente inconsapevolmente, spero) o di chi dovrebbe controllare e applicare le regole (con le assegnazioni di fida pascolo si individua facilmente il “l’autore”). Il pascolo allo stato brado esiste anche in altre regioni dell’Italia meridionale ma usano altri sistemi (filo leggermente elettrificato per esempio). Certo è che trovo scandalosa l’indifferenza delle forze dell’ordine, dei sindaci, degli assessori, dei rappresentanti del popolo in genere che percorrono le strade garganiche e vedono, come vedo io, lo “spettacolo” indegno che offriamo ai turisti che tanto vorremmo portare sempre più nelle “aree interne”, sui sentieri, negli agriturismo», aveva scritto sul suo profilo il funzionario del Consorzio, ricevendo, a posteriori, numerose testimonianze di vicinanza, tutte espresse dopo la notizia che mani ignote – sulle quali stanno indagando i carabinieri – avevano dato fuoco alla sua casa in campagna, una “dimora rurale” di circa 30 metri quadri, segando anche numerosi alberi d’ulivo e tagliando di netto tavoli e staccionate, quasi 20mila euro di danni, come a ricordare che l’unica legge che esiste nella zona è quella del più bruto che alle parole risponde con la violenza, distruggendo tutto e appiccando il fuoco alla casetta, tanto che i vigili del fuoco hanno dovuto lavorare per diverse ore per domare le fiamme.
Al funzionario del Consorzio della Bonifica Montana del Gargano sono arrivate tante testimonianze, anche dai rappresentanti di quelle istituzioni che Giovanni Russo aveva chiamato in causa nel suo post. Tutti sodali con il funzionario adesso, ma distratti nel sorvegliare quanto aveva denunciato Russo nel suo post, segno che nelle aree interne boschive del Promontorio la legge dello Stato resta fuori dal filo spinato che percorre centinaia di metri, sotto il naso delle forze dell’ordine, dei sindaci e dello stesso ente di tutela dell’area protetta che, attraverso il presidente Pasquale Pazienza, ha testimoniato vicinanza a Russo: «Un gesto ignobile che condanniamo fermamente – afferma il presidente Pazienza – affidandoci al lavoro delle forze dell’ordine per fare luce sui contorni della vicenda».
Una situazione che non può essere tollerata se si vuole garantire un sano sviluppo del territorio garganico, soprattutto in una stagione di grandi investimenti sui sentieri naturali e i cammini nei boschi, al centro di programmi per incrementare il turismo lento e il contatto diretto con la natura, in un contesto che annovera anche un sito patrimonio dell’Unesco.

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