«Stringersi la mano è un modo per dare il benvenuto anche a chi non parla la stessa lingua». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che subito dopo l’arrivo della Life support nel porto di Brindisi si è recato nel capoluogo messapico per verificare le operazioni di accoglienza.
La nave di Emergency ha attraccato questa mattina con a bordo 105 persone, soccorse in mare al largo della Libia. Il presidente Emiliano ha voluto essere presente alle operazioni di prima assistenza sanitaria ai migranti garantita dal servizio di Emergenza urgenza della Asl di Brindisi, programmate in stretta collaborazione con le istituzioni locali durante gli incontri avvenuti in prefettura nei giorni scorsi, a cui avevano partecipato anche il direttore sanitario dell’azienda, Vito Campanile, e il direttore del 118, Massimo Leone.
«Voglio ringraziare la prefetta La Iacona per la sua regia straordinaria in questa, come anche in altre occasioni», ha detto Emiliano. «Verrebbe da dire che non è difficile fare tutto per bene, anche se ci vuole tanta professionalità, tanto addestramento. Le operazioni più semplici in questi casi possono diventare complesse. Qui a Brindisi – ha aggiunto – i vari livelli della Repubblica, lo Stato, la Regione, le Aziende sanitarie, la Protezione civile, le Forze dell’ordine, il Comune, si sono tra di loro coordinati con grande naturalezza secondo un principio di collaborazione leale, che ha sempre funzionato e che contraddistingue la Puglia. La mia gratitudine e il mio benvenuto a queste persone – ha proseguito Emiliano – che vengono da posti terribili, dove si muore di fame, di ingiustizia, di guerra, di violenza. Nessuno lascia il proprio paese se non c’è una situazione di disperazione».
Emiliano ha sottolineato l’importanza dei soccorsi: «Ho un’esperienza ultradecennale in materia di investigazioni criminali di flussi migratori, da quando ero nelle Procure di Bari di Brindisi – ha ricordato -. Se non avessimo avuto i visti, i passaporti e i biglietti d’aereo e sui traghetti, non avremmo mai potuto cominciare le indagini. Tracciare l’arrivo delle persone è fondamentale per capire chi è buono e chi è cattivo. Se invece si costringono tutti, i buoni e i cattivi, ad utilizzare gli scafisti, è evidente che questi scafisti fanno affari ed è impossibile fermarli con le pene stabilite dal governo, che oltretutto saranno difficili da applicare, e in un certo modo anche ingiuste, perché talvolta gli scafisti sono disperati come quelli che vengono trasportati. E chi prende i soldi sono soggetti nell’ombra che non si sporcano le mani. Quindi – ha concluso il presidente della Regione – occorre utilizzare la tecnica che abbiamo sempre utilizzato: rendere possibile il viaggio, sia pure nelle difficoltà. Altrimenti il viaggio diventa un traffico illecito, come la droga o come le armi, e dunque oggetto di sfruttamento da parte della criminalità organizzata».
Sul molo di Sant’Apollinare, questa mattina, ha seguito tutte le operazioni anche il commissario straordinario della Asl di Brindisi, Giovanni Gorgoni. «Al di là delle riflessioni e strumentalizzazioni, legate al tema dei migranti – ha detto – è un’umanità in viaggio che ha bisogno di accoglienza e in qualche caso di assistenza sanitaria. Circa quindici persone, tra cui qualche bambino e una donna incinta al settimo mese, sono state visitate oggi dagli operatori sanitari del posto medico avanzato».
Il direttore del 118, Massimo Leone, ha sottolineato che «lo sbarco dei migranti è stato preparato con un aggiornamento costante a cura del personale sanitario di bordo. Abbiamo trattato quindici persone: una donna incinta al settimo mese che è stata sottoposta a ecografia per accertare le buone condizioni di salute del bambino; alcuni migranti erano affetti da scabbia, cinque presentavano ustioni: per uno è stato necessario il trasferimento al Centro Ustioni dell’ospedale Perrino per una consulenza, ma è già stato dimesso».
Il posto medico avanzato del 118, utilizzato per le maxi-emergenze, è stato allestito nelle prime ore della mattina di oggi, 10 marzo, con 14 posti letto, di cui la metà di terapia subintensiva, e attrezzato come ospedale da campo con un’équipe di quattro medici, sei infermieri e dieci soccorritori. Sulla banchina erano presenti anche due ambulanze.