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Sale la tensione tra i familiari vittime: “No ai trasferimenti”

(Adnkronos) - (Dall'inviata Elvira Terranova) - La voce si sparge in pochi minuti. "Vogliono portare i nostri cari al cimitero di Bologna, presto venite". Decine di afghani si radunano davanti all'ingresso della camera ardente del Palamilone di Crotone per opporsi alla decisione della Prefettura. Il piano originario era quello di trasferire tutte le salme, una…

(Adnkronos) – (Dall’inviata Elvira Terranova) – La voce si sparge in pochi minuti. “Vogliono portare i nostri cari al cimitero di Bologna, presto venite”. Decine di afghani si radunano davanti all’ingresso della camera ardente del Palamilone di Crotone per opporsi alla decisione della Prefettura. Il piano originario era quello di trasferire tutte le salme, una sessantina in tutto, a Borgo Panigale, nei pressi di Bologna dove c’è un grande cimitero islamico. Fatta eccezione per quelle vittime i cui familiari stanno organizzando funerali privati. Ma dai familiari arriva un netto no. Mancano pochi minuti alle dieci del mattina quando inizia la protesta. A decine si siedono a terra, sul manto stradale. C’è chi si sdraia. E’ il caos. Le macchina suonano il clacson. Arriva la Polizia, ma anche i vigili urbani, che mettono le transenne e chiudono la strada. Ci sono file di auto lunghissime. Arriva un primo carro funebre per portare via la prima salma da portare a Bologna. Ma gli afghani iniziano a battere con i pugni sui vetri. Interviene il dirigente della Polizia di turno che tenta di dissuadere i familiari. Ma non c’è niente da fare.  

Arriva un giovane funzionario della Prefettura di Crotone che prova a convincere i familiari. “Noi siamo in contatto con il vostro consolato – dice – ma sapete bene come è la situazione attuale del vostro paese”. Niente. I familiari proseguono la protesta. Tra le più agguerrite c’è lei, Mina Amarkhel, 50 anni, una donna afghana con passaporto olandese, che ha perso nel naufragio la sorella Torpekai, una giornalista di 42 anni che faceva la reporter a Kabul. Accanto a lei c’è la figlia, una giovane donna che inizia a gridare in inglese: “Da 12 giorni ci dicono: ‘domani, domani, domani. Ma i giorni passano e non succede nulla. Ci sentiamo presi in giro. Abbiamo incontrato il Presidente della Repubblica che ci ha promesso che non ci avrebbe abbandonati. E oggi ci dicono che, contro la nostra volontà, portano i nostri cari a Bologna. Perché? Noi chiediamo che tornino nel nostro paese, in Afghanistan”.  

A mezzogiorno la situazione è ancora bloccata. Il sit in prosegue. E anche la protesta. I familiari mostrano striscioni, fotografie, dei loro cari, con nomi e cognomi. C’è chi ha perso la sorella, come Armin, che vive in Germania, o Basir Amini, che ha perso cognata. Storie simili. Tragedie immani. Poi, Alauddin Mohibzada, un ragazzo afghano di 23 anni dagli occhi chiari, che vive dal 2015 in Germania dove fa l’educatore, inizia a chiamare alcune agenzie funebri tedesche. Ma vuole capire chi pagherà questi trasferimenti. Per ore tutto tace. Vanno avanti le trattative, le mediazioni. Il funzionario della Prefettura torna sul posto. Si siede con i familiari a terra. Prova a convincerli. Ma loro vogliono fatti. “Basta con le promesse”, continuano a ripetere. “Vogliamo solo documenti con tanto di firma”.  

Poi, alle 15.30 arriva il sindaco di Crotone Vincenzo Voce, che dopo un incontro con la Prefetta e alcuni funzionari del Ministero dell’Interno, viene verso i familiari delle vittime e, grazie a un afghano che parla l’italiano, spiega loro che è stata “trovata una soluzione”. Intanto, annuncia lo stop ai trasferimenti delle bare a Bologna. “Al cimitero islamico di Bologna andranno soltanto le salme i cui familiari hanno dato il consenso”, spiega. Tutte le altre resteranno per ora alla camera ardente di Crotone fino a quando non si risolveranno i problemi di carattere burocratico. Grazie alla mediazione della Prefettura e del sindaco Voce si è arrivati, dunque, a una soluzione. A Bologna entro oggi questa notte con l’accordo delle famiglie, 14 salme per le quali il Comune di Cutro ha già rilasciato i certificati necessari. Altre 11 salme partiranno domani, sempre verso Bologna. 

“Le vittime del naufragio che devono andare in Afghanistan non si muoveranno da qui finché non sarà concluso un accordo con le agenzie funebri che le porterà a Kabul”, annuncia il sindaco Voce ai familiari. “Le salme che saranno portate al cimitero islamico potranno partire da subito – dice poi con l’aiuto di un interprete – andranno a Bologna solo le salme che hanno avuto l’ok dei parenti”.  

“E’ stata appena contattata una agenzia funebre tedesca e il trasferimento avverrà da Crotone in Germania e dalla Germania a Istanbul e da lì a Kabul”, aggiunge il primo cittadino. Ed effettivamente la conferma arriva da Alauddin che spiega: “Ho contattato un’agenzia funebre che sta in Germania, porteranno a Monaco 12 salme. Mi chiedo perché si sia atteso tanto per arrivare a questa soluzione…”. Le spese saranno a carico dello Stato italiano. 

“Non è un problema finanziario ed economico – aggiunge il sindaco Voce- perché il Viminale ha dato l’ok e anche il Presidente della Regione Calabria Occhiuto ha dato l’ok, dunque non è un problema finanziario. Per i privati che stanno operando per conto proprio non c’è alcun problema, possono uscire quando vogliono fuori da qua. Ovviamente chi deve andare in paesi come Afghanistan ci vuole il passaporto mortuario e in questo il comune di Cutro provvederà a rilasciarlo, per tutte le altre vittime è sufficiente il certificato di morte e basta”. 

Ma i parenti chiedono prevalentemente una sola cosa: “Chi pagherà?”. “L’agenzia manderà il preventivo alla prefettura che darà l’ok – dice ancora il sindaco Voce – Cercate di capire, il Comune di Crotone ha già fatto una delibera di giunta per sbloccare 30 mila euro e sta provvedendo, per portare 5 salme in Germania e due in Iran. Le amministrazioni non sono privati cittadini sono anche dei limiti delle norme che dobbiamo rispettare. Però ribadisco che non è un problema di soldi, la cosa importante è che a Bologna le vittime non ci andranno senza il consenso dei familiari, mentre tutti gli altri se ne vanno. Tenete conto di un altro aspetto, importante. Stanno arrivando ancora familiari per riconoscere i propri cari. E’ vero che sono passati 11 giorni, a ancora il riconoscimento non è stato completato”. Ma un afghano chiede: “Possiamo avere una lettera scritta con le tue parole, sindaco?”. La replica: “Io ci sto mettendo la faccia, non servono carte scritte”. Ma i familiari non gli credono. “L’aspetto delicato poteva essere quello dei soldi ma non lo è, così come stanno facendo due privati che stanno portando i propri cari in Germania da qui”. “Il Presidente Mattarellla è venuto a esprimere solidarietà e adesso è il governo che provvederà a tutto ciò che le famiglie hanno deciso di fare- conclude – ci sono dei tempi da rispettare, le salme che usciranno da qui usciranno solo con la volontà delle famiglie”. 

Poi aggiunge: “C’è un gruppo che andrà in Afghanistan e siamo in attesa di preventivi, accettazione di preventivi da parte della prefettura”. Poi, prima di andarsene chiede ai familiari: “Adesso, per favore sciogliete il sit in per favore e liberate la strada”. Solo verso le 20.30 i familiari si alzano e lasciano libera la sede stradale. Ma la protesta non è finita. Il gruppo di famiglia è entrata nel Palamilone, dove è in corso l’ennesima riunione, per fare i conti delle salme che devono essere rimpatriate e quelle che devono andare in Emilia Romagna. 

La disponibilità ad accogliere le salme era stata data sia dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore che dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in segno di solidarietà con i familiari delle vittime. “Arriveranno le prime 7 salme dei naufraghi, le accoglieremo con il rispetto che è loro dovuto, chi fugge dalla guerra e dalla disperazione non lo fermi con i proclami, siamo vicini a quelle famiglie”, aveva annunciato ieri sera a ‘Carta bianca’ Bonaccini. A Borgo Panigale, nella prima periferia di Bologna, c’è un cimitero apposito per l’inumazione di defunti di fede musulmana, ma, a quanto sembra, il trasferimento di oltre 40 salme non era stato concordato con le autorità locali, neanche la Prefettura sarebbe stata informata dell’operazione. Nel pomeriggio il Viminale aveva fatto sapere che il trasferimento a Bologna delle salme è stata pensata come una “soluzione provvi
soria e non definitiva, presa per dare immediata dignità alle salme. Anche perché in Afghanistan non è semplice procedere nell’immediato al rimpatrio”. In ogni caso, era stato precisato: “Si procederà sulla base delle richieste di ogni nucleo familiare con la soluzione definitiva. Qualora sia richiesto il rimpatrio della salma, lo Stato italiano se ne farà carico di tutti gli oneri”. E così è stato. Ma al Palamilone di Crotone si annuncia un’altra lunga notte. Mentre le bare trascorrono l’undicesima notte nella camera ardente. 

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