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Arriva Mia al posto del Rdc: da 500 a 375 euro per chi potrebbe lavorare. Centomila pugliesi in attesa

Prende forma Mia, “Misura di Inclusione Attiva”, la nuova forma di sostegno economico che prenderà il posto del reddito di cittadinanza. A Palazzo Chigi stanno limando i particolari ma il dato che ha acceso il dibattito nelle ultime ore è il taglio dell’assegno per gli occupabili. Chi può lavorare, infatti, percepirà 375 euro al mese…

Prende forma Mia, “Misura di Inclusione Attiva”, la nuova forma di sostegno economico che prenderà il posto del reddito di cittadinanza. A Palazzo Chigi stanno limando i particolari ma il dato che ha acceso il dibattito nelle ultime ore è il taglio dell’assegno per gli occupabili. Chi può lavorare, infatti, percepirà 375 euro al mese (se single) a differenza dei 500 di prima. Sarà possibile richiedere il sostegno fino al 31 agosto e potrà essere erogato fino massimo a fine anno.

Il provvedimento al quale ha lavorato la maggioranza è composto da dodici articoli. A guidare le scelte sarà una scala di equivalenza che terrà conto di diversi fattori. In particolare il punteggio sarà pari a 1 per il primo componente adulto della famiglia e aumenterà di 0,4 per ogni ulteriore maggiorenne che non usufruisce dell’assegno unico. Il massimo punteggio raggiungibile è 2,1, elevato a 2,2 in presenza di disabili all’interno del nucleo.

La ministra Elvira Calderola ha rassicurato le parti sociali sull’impatto di una riforma che mette mano a uno degli strumenti più importanti nella lotta alla povertà. La misura partirà a settembre, esattamente dopo i sette mesi di proroga del reddito di cittadinanza. In sostanza, i beneficiari verranno divisi in due macro-gruppi: da una parte chi ha over 60 in famiglia, un minorenne o/e un disabile. Nel secondo i nuclei in cui non sussistono queste condizioni ma c’è almeno una persona tra i 18 e i 60 anni d’età. Si tratta in sostanza degli occupabili per i quali l’assegno, dunque, sarà meno sostanzioso.

La Puglia è la quarta regione in Italia per spesa per reddito e pensione di cittadinanza (il 9% rispetto al costo complessivo). A beneficiarne sono poco più di cento mila famiglie. Il 61% dei nuclei interessati ha residenza nel Mezzogiorno per una spesa annua, a livello nazionale, di 8 miliardi di euro. La stretta attuata dal nuovo governo sul provvedimento aveva già portato a una contrazione dei benefici che in Puglia ha portato a uno “scarto” di 3.400 nuclei.

Dai sindacanti, intanto, chiedono un tavolo con il governo, in particolare con la ministra del Lavoro Calderone. «Occorre che le risorse già stanziate a contrasto della povertà vadano mantenute nella loro interezza a finanziamento di una o più misure allo scopo – afferma il segretario confederale della Cisl Andrea Cuccello -. Riteniamo che solo attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali si possano costruire buone riforme, di cui le persone che versano in condizione di povertà e di marginalità sociale hanno estremo bisogno».

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