(Adnkronos) – Si apre una settimana decisiva sugli assetti del Pd a guida Elly Schlein. Entro domenica prossima, quando ci sarà l’assemblea nazionale dem, alcuni nodi dovranno essere sciolti. A partire dal nuovo presidente Pd. E si attende un nuovo momento di confronto tra la neo segretaria e Stefano Bonaccini sulla possibile gestione unitaria del Pd. Oggi Schlein è a Bologna, a quanto si apprende. Ma al momento non ci sarebbero stati altri contatti con il presidente della regione Emilia Romagna dopo il faccia a faccia di venerdì.
GESTIONE UNITARIA? – A quanto si spiega all’Adnkronos, il punto principale da sciogliere sarebbe proprio sulla ‘natura’ della collaborazione alla quale si sta lavorando. A quanto riferiscono fonti del fronte Bonaccini (non confermate dallo staff della neo segretaria), nell’incontro di venerdì a Bologna, Schlein avrebbe lasciato intendere una preferenza per il ruolo di vicesegretario per il presidente della regione. “Ma non può essere una bandierina… Il vice si può fare se c’è una collaborazione vera, una condivisione della linea”, si dice tra i parlamentari che hanno sostenuto Bonaccini. Altrimenti, si spiega, “ci sarà lealtà ovviamente, ma in maggiore autonomia”. E in questo caso, è la valutazione, potrebbe essere più coerente il ruolo di presidente Pd.
Bonaccini intanto ribadisce: “Tocca a Elly Schlein per prima valutare un’eventuale proposta al sottoscritto che possa essere utile a comporre un quadro di un Partito Democratico che certamente ha una segretaria che sia chiama Elly Schlein che ha vinto le primarie, ma anche un partito che nei miei confronti ha visto quasi la meta’ degli elettori dare la propria preferenza e la maggioranza assoluta degli iscritti qualche settimana prima”. Mentre Dario Nardella sottolinea: “La nostra preoccupazione non è chiedere posti, è far vivere le nostre idee, le nostre posizioni dentro il Pd”.
NODO CAPIGRUPPO – Si viaggia ancora sul terreno delle ipotesi. Lo schema di gioco dipende dal tipo di intesa che verrà raggiunta. Al momento le voci di Transatlantico danno più probabile la guida della Camera da affidare alla minoranza. Potrebbe restare Debora Serracchiani. Per Palazzo Madama le indiscrezioni sono tutte a favore di Francesco Boccia nuovo capogruppo, sebbene ci siano senatori di minoranza che lo ritengono una “figura divisiva. Sarebbe meglio Misiani”. Il fronte Bonaccini, peraltro, preferirebbe uno schema invertito: con il Senato alla minoranza (tra i nomi possibili quello di Alessandro Alfieri), visto che Schlein è deputata e di fatto ‘oscurerebbe’ la capogruppo. Un’ipotesi che però viene data per improbabile da parlamentari della maggioranza dem. “Non mi sembra abbiano vinto loro le primarie…”.
IN ASSEMBLEA SI VOTA ANCHE NUOVA DIREZIONE – L’assemblea nazionale di domenica dovrà votare il nuovo presidente, il tesoriere e anche la nuova Direzione del Pd. Elly Schlein può contare su 333 delegati nell’assemblea, Stefano Bonaccini su 267 e Gianni Cuperlo 20. In Direzione invece la maggioranza conta 33 membri e la minoranza 27 e in queste ore si sta lavorando alla composizione che dovrà tenere conto della parità di genere.
LA NUOVA SEGRETERIA – E’ probabile che se ne parlerà dopo l’assemblea di domenica. L’intenzione è quella di fare spazio a nuove leve e tra i 40enni che hanno sostenuto Schlein ci si aspetta un ruolo per Marco Furfaro – volto del nuovo corso, molto presente in Tv – magari come coordinatore della segreteria e poi Marco Sarracino all’Organizzazione, Alessandro Zan ai Diritti, Antonio Misiani potrebbe restare responsabile Economia, Stefania Bonaldi agli Enti Locali. Nel ‘team’ anche Chiara Gribaudo e Chiara Braga, la consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni, tra gli altri.
SCHLEIN E GLI ‘ALLEATI’, DOMANI PIANTEDOSI IN AULA – Nelle sue prime mosse da segretaria, sul versante del dialogo con i potenziali alleati, Schlein ha scelto di partire dai temi. Incassando l’apertura di Giuseppe Conte nelle dichiarazioni a margine della manifestazione di Firenze. Ma anche di Carlo Calenda: “Non c’è una pregiudiziale contro Elly Schlein. Se le battaglie sono giuste, come il salario minimo, si fanno insieme”.
La battaglia sul salario minimo, che vede un fronte da Azione a M5S, potrebbe essere uno dei primi terreni di azione comune. La segretaria mette il Pd al centro di una nuova collaborazione che può vedere i dem più vicini a Calenda e Renzi sull’Ucraina e meno ai 5 Stelle. O al contrario più vicini a Conte sul termovalorizzatore a Roma su cui ieri Schlein in Tv non ha dato una risposta netta scatenando le critiche del Terzo Polo. Domani intanto sull’informativa Piantedosi sulla strage di Cutro potrebbe concretizzarsi una prova di compattezza delle opposizioni. La prima da inizio legislatura. ( di Mara Montanari)