Le aree interne richiedono un ragionamento complesso perché tema planetario. La spoliazione dei servizi, la desertificazione demografica non sono soltanto il prodotto di politiche economiche e sociali sbagliate ma il prodotto di flussi migratori che hanno ripreso a muoversi in maniera disorganizzata e pericolosa. Il Nord Europa, l’Asia, il Sud Africa e il Sud America, solo per fare alcuni esempi, sono oggi il teatro di scelte economiche e sociali che determinano il nuovo corso delle aree interne. Soluzioni risolutive non si intravedono all’orizzonte e le stesse politiche comunitarie non sono in grado di arginare scelte che provengono da “cervelli” non governati dalla politica. Il mondo finanziario, le scelte finanziarie, sono impegnati a disegnare un futuro senza le aree interne. A grandi passi andiamo verso le grandi concentrazioni urbane in tutte le realtà geografiche per utili alle scelte industriali, ai mercati alla gestione dei servizi da quelli scolastici a quelli sanitari.
Il Pnrr da questo punto di vista sarà un totale fallimento con una ulteriore sconfitta per quanti hanno creduto fermamente in questa possibilità. Le aree interne sono ormai solo poesia e funzionali agli studi sociologici e antropologici. La montagna non solo italiana è vista solo come strumento da sfruttare e non come risorsa ambientale per combattere i mutamenti climatici. I vari sistemi ambientali non sono vasi comunicanti bensì luoghi di esasperato mercato per generare ricchezza finanziaria con lavoro a basso costo. Le aree interne del mondo hanno bisogno di classi dirigenti capaci di sognare e di avere una visione dei prossimi secoli. Tutto questo non si vede all’orizzonte.
Virgilio Caivano è responsabile del centro studi Svimar per il Mezzogiorno
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