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Matera, il monito del consigliere Doria: «Trasformismo, male antico di Via Moro»

Con il rimpasto della giunta, il trasformismo entra dalla porta principale: a sostenerlo è il consigliere Pasquale Doria di “Matera Civica”, che dai banchi dell’opposizione lancia strali contro una pratica che «tradendo il mandato elettorale, incarna la rappresentazione evidente della crisi di una proposta politica inadeguata». Un rimpasto che entra in collisione con le «intenzioni…

Con il rimpasto della giunta, il trasformismo entra dalla porta principale: a sostenerlo è il consigliere Pasquale Doria di “Matera Civica”, che dai banchi dell’opposizione lancia strali contro una pratica che «tradendo il mandato elettorale, incarna la rappresentazione evidente della crisi di una proposta politica inadeguata». Un rimpasto che entra in collisione con le «intenzioni delle origini di concorrere a cambiare le regole alla vecchia politica». Per “Matera Civica”, infatti, «questa maggioranza, a trazione 5 Stelle, si è mostrata incapace sin dall’insediamento a colmare il suo più grave deficit, ovvero la forza di elaborare un pensiero autonomo e forte in grado di coniugare capacità riformatrice nel governo e un’azione in grado di sanare le gravi sperequazioni e le rendite di posizione che indeboliscono la comunità materana». Una condotta che porta gli eletti, contrariamente a quanto sostenuto prima che fossero tali, a «non rispondere più al cittadino, ma a chi ha deciso che fosse in lista». Una situazione che Doria non esita a definire «un patetico teatrino» che si trascina ormai da due anni e mezzo «trascorsi all’insegna della massima contraddizione tra premesse teoriche e pratiche antitetiche a una pletora di annunci non di rado senza seguito, inconcludenti». La conseguenza è un «profondo stato di crisi» la cui alternativa, per Matera Civica, consiste nel «rilanciare il percorso virtuoso tra cittadini e istituzioni, nonché ricostruire il tessuto connettivo tra politica e società». Il rimpasto più recente, che ha visto l’ingresso in maggioranza dell’ex leghista Francesco Lisurici, si rivelerebbe dunque insufficiente: «Non basterà certo a ripristinare il diritto alla politica dei cittadini», e concorre invece a far sì che «una compagine sfilacciata, pur di rimanere a galla almeno fino alle elezioni regionali, sia pronta a intrecciare cinicamente il presente con esponenti di partiti lontani dal proprio orizzonte politico nazionale». Un «tirare a campare» contraddittorio al buon governo di una città. «Il trasformismo – conclude Doria – rappresenta da sempre una scorciatoia dal fiato corto e, nel caso specifico, antitetica finanche al nuovo corso di chi a livello nazionale intende rappresentare il campo progressista».

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