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Brindisi, con la bottega nel Casale Gino sfida il tempo e le crisi

Gino Zinzeri, brindisino classe 1946, è un lavoratore instancabile, tanto da portare avanti il suo minimarket da ben 57 anni. La sua bottega si trova nel rione Casale a Brindisi, dove tutti lo conoscono e stimano. Entrandoci si torna indietro nel passato di circa una quarantina d’anni. Tra gli scaffali pochi prodotti, ma essenziali. La…

Gino Zinzeri, brindisino classe 1946, è un lavoratore instancabile, tanto da portare avanti il suo minimarket da ben 57 anni. La sua bottega si trova nel rione Casale a Brindisi, dove tutti lo conoscono e stimano. Entrandoci si torna indietro nel passato di circa una quarantina d’anni.

Tra gli scaffali pochi prodotti, ma essenziali. La calma regna sovrana. Lo shopping frenetico e sfrenato a cui ci hanno abituato le grandi catene qui non trova spazio. Lo lascia infatti al contatto umano e alla calma dell’Italia del “dolce far nulla”, ormai sparita.

«Ho iniziato a lavorare a 14 anni – ci dice – presso il panificio di “Ciccio” Cassiano, sempre al Casale. La mattina e il pomeriggio mi occupavo delle consegne, la notte cercavo di imparare il mestiere». Sacrificio e sudore sin da giovanissimo, per bisogno. «Ero il più grande di otto fratelli e per forza di cose dovevo aiutare a casa. Anche grazie a me loro hanno potuto continuare gli studi, c’è chi addirittura è diventato medico, per è una soddisfazione enorme».

Dopo sei anni passati tra la farina e le consegne Gino apre il suo minimarket, nel ‘66. È l’inizio di un’attività commerciale diventata passione per il suo proprietario e storia per gli abitanti del rione. «Quando aprimmo – racconta – vendevamo ancora prodotti sfusi. Latte, pasta e via dicendo. In tanti venivano qui, anche i forestieri. A quei tempi ho conosciuto tanti manager e professionisti del Nord, che lavoravano nell’allora stabilimento Montecatini. Questo credo sia il regalo più grande che questo lavoro mi ha fatto. Ho viaggiato l’Italia in lungo e largo senza muovermi da qui».

Dopo quasi 60 anni di lavoro chiunque si sentirebbe stanco e la decisione di abbassare la serranda sarebbe quasi fisiologica. Non per Gino Zinzeri. «Questo per me non è un lavoro – dice con il sorriso di un bambino e gli occhi illuminati d’amore puro – ma il giocattolo più bello che io conosca. Per adesso voglio continuare a giocarci».

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