(Adnkronos) – Nel ‘Giorno del Ricordo’, che si celebra il 10 febbraio di ogni anno, le istituzioni italiane – dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Premier Giorgia Meloni – hanno reso omaggio alle vittime dell’eccidio delle foibe. Simbolico il gesto del presidente del Senato Ignazio La Russa, che davanti alla foiba di Basovizza, oggi monumento nazionale, ha scelto di inginocchiarsi facendosi il segno della croce: il ricordo di quel massacro e “l’esodo doloroso dalle terre che erano italiane oggi appartiene credo a tutti gli italiani ed è un segno importante della nostra comunità nazionale che tende a una storia condivisa”, ha affermato La Russa a margine delle celebrazioni. Un gesto che ricalca quello compiuto nell’autunno del 1991 dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Fu infatti l’ex esponente della Democrazia cristiana, scomparso nel 2010, il primo Capo dello Stato rendere omaggio alla foiba di Basovizza.
Lo ricorda oggi con l’Adnkronos Ludovico Ortona, storico portavoce di Cossiga, il quale conserva la foto che ritrae l’ex Presidente in ginocchio davanti alla foiba: “Cossiga – spiega Ortona – fu il primo Presidente a compiere questo gesto così importante. E’ giusto fare la storia di questa vicenda. E’ una foto emblematica, quella che custodisco insieme all’ex prefetto Enzo Mosino, responsabile della sicurezza del Presidente. Avendolo accompagnato in quella storica visita, entrambi riteniamo sia giusto ricordarlo”.
“Sono stato testimone della visita del Presidente Cossiga alle fosse di Basovizza, dove si è inginocchiato per ricordare il sacrificio dei nostri connazionali”, racconta invece Mosino, che per il Presidente Cossiga ricopriva anche l’incarico di consigliere per gli Affari interni. “Fu Cossiga – rimarca Mosino – a rompere il silenzio su questa vergogna. E spiace constatare come nessuno, sui media o a livello istituzionale, abbia evidenziato il ruolo svolto da Cossiga in questa vicenda. E’ una cosa che sentiamo come un’offesa alla verità storica”.
L’omaggio di Cossiga ai martiri delle foibe avvenne il 3 novembre del 1991, prima che Basovizza diventasse monumento nazionale (ciò accadde nel 1992, durante il mandato del successore Oscar Luigi Scalfaro), e contribuì a far cadere il veto politico su una delle pagine più dolorose della storia italiana. L’immagine del Presidente in ginocchio davanti alle foibe aprì un varco. Risale al 2000 la visita a Basovizza del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che fu tra l’altro il primo Capo dello Stato celebrare al Quirinale, il 10 febbraio 2006, il Giorno del Ricordo delle foibe, istituito con la legge n. 92 del 30 marzo 2004.
Era il 13 luglio 2010 quando l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontrò a Trieste i Presidenti di Slovenia e Croazia, nella giornata che sarebbe culminata con il concerto del maestro Riccardo Muti ‘Le Vie dell’Amicizia’, in Piazza Unità d’Italia. Lo spettacolo suggellò il gesto di pacificazione dei tre Presidenti, che nel pomeriggio avevano deposto due corone di fiori in altrettanti luoghi simbolici: l’edificio dell’ex hotel Balkan, incendiato dai fascisti nel 1920, quando ospitava il ‘Narodni Dom’ (sede delle organizzazioni degli sloveni triestini); e il Monumento all’Esodo, in Piazza Libertà. Un altro gesto storico fu compiuto nel 2020 dal Presidente Sergio Mattarella, che tenne per mano l’omologo sloveno Borut Pahor davanti alla foiba di Basovizza osservando un minuto di silenzio, sotto il sole cocente di luglio. Gesto poi ripetuto presso il monumento ai caduti sloveni. “La storia non si cancella, possiamo coltivarla con rancore, oppure farne patrimonio comune nel ricordo”, le parole pronunciate dal Capo dello Stato.