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Federalberghi contro la tassa di soggiorno a Bari: «Iniqua e poco opportuna»

L’introduzione della tassa di soggiorno a Bari è sempre più vicina: secondo il programma dell’amministrazione si dovrebbe partire in primavera. Al provvedimento continua ad opporsi Federalberghi che definisce la decisione «iniqua e poco opportuna». Il timore dell’associazione di categoria è che si possano verificare degli effetti distorsivi sull’economia turistica della città, a danno di chi…

L’introduzione della tassa di soggiorno a Bari è sempre più vicina: secondo il programma dell’amministrazione si dovrebbe partire in primavera. Al provvedimento continua ad opporsi Federalberghi che definisce la decisione «iniqua e poco opportuna».

Il timore dell’associazione di categoria è che si possano verificare degli effetti distorsivi sull’economia turistica della città, a danno di chi opera nella legalità. I dati del 2022, elaborati dal Centro Studi di Federalberghi Bari-Bat, confermano un’incidenza dell’abusivismo ricettivo di oltre l’80% sull’intero ecosistema dell’accoglienza. A Bari le 1950 strutture extralberghiere presenti sulla piattaforma Airbnb registrano solo circa 260 mila presenze annuali mentre le 41 strutture alberghiere circa 720 mila.

«I nostri dati – spiega Francesco Caizzi, vice presidente nazionale e leader barese e pugliese di Federalberghi – confermano ancora una volta che l’attuale fotografia del turismo ricettivo a Bari non giustifica una iniqua imposizione come la tassa di soggiorno. La media giornaliera annuale per le 41 strutture del sistema alberghiero è di 48 persone, mentre quella delle 359 strutture regolari dell’extralberghiero è di 1,99 persone al giorno che, se rapportata al numero degli annunci presenti in Airbnb, cala a 0,39. Questa macroscopica differenza rende ancora più iniqua un’eventuale tassa di soggiorno che colpirebbe solo la clientela alberghiera». Per Federalberghi diventerebbe impossibile recuperare questo balzello da chi soggiorna nel segmento degli affitti brevi come Airbnb ed altri. «Suggeriamo di contemplare un ritocco e/o l’inserimento delle tasse di sbarco portuali e aeroportuali che, quantomeno, risponderebbero al requisito di equità dell’imposizione e che, soprattutto per le prime, ristorerebbero gli enormi costi di accoglienza che il sistema cittadino deve garantire. Il nostro settore ha bisogno di tanto lavoro pubblico e privato e risorse adeguate finalizzate a una seria programmazione».

In città mancherebbe un sistema strutturato che coinvolga tutti i player del settore, nonostante il boom degli ultimi anni. «Si è proceduto con politiche “corsare” finalizzate a recuperare risorse ovunque possibile, con lo zoom puntato più sulla propaganda -continua ancora Caizzi – Si festeggiano i buoni numeri e, intanto, della Bari Città Turistica si vede ben poco: a Pane e Pomodoro basta un temporale perché ci sia il divieto di balneazione, l’Amtab lancia la lotteria dei 20 euro annuali mentre la mobilità resta difficile, municipi come Palese Santo Spirito, ad alta densità alberghiera, non hanno una stazione di taxi né piste ciclabili, nessun investimento sulla costa o integrazione con gli stabilimenti balneari. In difformità al sistema extra-alberghiero, agli alberghi viene negato lo sconto Tari sulla percentuale di raccolta differenziata, mentre chiudono gli hotel storici e dimenticati i lavoratori»

Parole critiche anche verso l’assessorato al Turismo: «L’assessore al ramo si ritrova una delega di cui non ha grande padronanza. È una capace manager della cultura che non ha affinità con le dinamiche organizzative, strutturali e industriali del turismo. Abbiamo più volte cercato di conoscere un suo programma su Bari, ma, al di là di esternazioni di repertorio e propagandistiche non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco. Sulla tassa di soggiorno ha affermato tutto e il contrario di tutto, collidendo spesso con la ratio delle norme, con l’obiettivo di fare cassa per il suo assessorato che, per lo più, distribuisce fondi per la cultura». Non si è fatta attendere la risposta dell’assessora Ines Pierucci che ha replicato alle accuse di Federalberghi. «Vorrei ricordare al Presidente di Federalberghi che nel dialogo istituzionale è sempre bene mantenere un minimo di garbo e di rispetto. Duole constatare che, in questo caso, un’associazione che abbiamo sempre rispettato abbia fatto un’altra scelta. Ci saremmo aspettati un apprezzamento per l’impegno di questa amministrazione nel promuovere eventi, manifestazioni culturali, mostre e iniziative organizzate per rendere Bari una città attrattiva. Le ambizioni di Bari, dei cittadini e degli operatori meritano però uno sforzo ulteriore. Di qui la decisione di introdurre l’imposta di soggiorno. Nella stragrande maggioranza dei Comuni italiani con flussi turistici anche meno consistenti di Bari, l’imposta vige da anni. Dalle associazioni che rappresentano gli operatori economici ci aspetteremmo proposte per migliorare, non una continua polemica astiosa. Ci piacerebbe che Federalberghi spiegasse ai baresi perché quando loro visitano altre città devono pagare regolarmente la tassa di soggiorno e noi non possiamo chiedere ai turisti un contributo minimo (parliamo di 1 e 2 euro) per sostenere gli investimenti finalizzati a rendere attrattiva la città. Quanto ai controlli sull’abusivismo, il Comune ha già assunto l’impegno pubblico di dedicare un nucleo specifico del personale di vigilanza sul tema. Non perché sia una concessione alle richieste di Federalberghi, ma perché è giusto. Infine, un’ultima postilla sulla richiesta di Federalberghi di aumentare le tasse portuali e aeroportuali: l’associazione finge di non sapere che questa possibilità è riconosciuta solo ai Comuni in deficit di bilancio. Fortunatamente per i baresi, il bilancio della città è sano. E non è merito di Federalberghi ma dei baresi».

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