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Scuola, l’assessore Leo: «Ecco perché va fermata l’autonomia differenziata»

«In queste condizioni non si può parlare di autonomia differenziata. Entro il 2025 la metà degli studenti pugliesi potrà usufruire del servizio mensa». Sebastiano Leo, assessore regionale alla Formazione e al Lavoro della Regione Puglia, punta l’indice contro il progetto autonomista settentrionale che ambisce anche a mettere mano al sistema scolastico, regionalizzandolo. Assessore, i dati…

«In queste condizioni non si può parlare di autonomia differenziata. Entro il 2025 la metà degli studenti pugliesi potrà usufruire del servizio mensa». Sebastiano Leo, assessore regionale alla Formazione e al Lavoro della Regione Puglia, punta l’indice contro il progetto autonomista settentrionale che ambisce anche a mettere mano al sistema scolastico, regionalizzandolo.

Assessore, i dati diffusi ieri dallo Svimez fotografano due “italie” che viaggiano a velocità opposte. È la risposta dei fatti all’autonomia differenziata?

«Dimostra che esiste una questione meridionale e che il Sud parte da una posizione di grande svantaggio. Sarebbe come autorizzare una corsa di 200 metri con uno dei due partecipanti che parte 100 avanti».

Il tempo pieno negli istituti, quasi una chimera da Roma in giù, rende difficilmente realizzabile anche il diritto delle donne al lavoro. Solo il 16,6% degli alunni pugliesi possono usufruirne.

«Entro il 2026 arriveremo oltre al 50% per il servizio mensa, alla luce della nuova programmazione Fesr 2021-2025. Poi ci sono i fondi del Pnrr. Il problema, però, sarà il dopo».

In che senso?

«Va affrontato il tema degli organici. Come nella sanità il Pnrr finanzierà gli ospedali di comunità ma non l’assunzione di medici e infermieri, lo stesso vale per le scuole. Se non si affronta la questione a tutti i livelli istituzionale sarà difficile dare risposte sostenibili a lungo tempo. Anche da questo aspetto passa l’ampliamento del tempo pieno negli istituti».

È solo una questione di risorse o ci sono anche responsabilità organizzative?

«Ci sono alcuni freni di carattere territoriale che riguardano le zone interne. Non solo in Puglia, nella Daunia e nel basso Salento, ma anche nelle altre regioni. Nei piccoli paesi l’organizzazione scolastica è complicata perché siamo costretti ad accorpare plessi distanti chilometri l’uno dall’altro. Si arriva anche a trenta paesi con un’unica dirigenza scolastica».

Come si può risolvere?

«La Regione Puglia si è opposta al nuovo mini-accorpamento inserito dal governo Meloni nella legge di bilancio di quest’anno. Lo consideriamo un errore perché mettere insieme comunità spesso diverse tra loro non favorisce né l’insegnamento ne l’efficienza organizzativa».

Su come accorpare gli istituti la parola finale è delle regioni.

«Esatto ma in base a quanti dirigenti scolastici potremo avere in Puglia riusciremo ad affrontare o meno il problema. Noi, comunque, ci impegneremo a garantire più omogeneità possibile tra gli istituti, anche nelle aree interne».

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