Sono solo 5 i server compromessi in Italia dagli attacchi hacker che si sono registrati ieri in tutto il mondo. Ben 791 quelli presi di mira a livello globale, 220 dei quali si trovano in Francia e 185 negli Stati Uniti.
Il massiccio attacco ha dunque interessato «solo marginalmente l’Italia», spiega Domenico Raguseo, direttore della cybersecurity di Exprivia, società con sede a Molfetta che si occupa di progettazione e sviluppo di tecnologie software innovative e servizi IT.
Per Raguseo è da appurare il motivo per cui gli attacchi siano stati così pochi nel Paese: «O gli hacker hanno deciso di colpire maggiormente altre nazioni – spiega – oppure l’Italia è stata più efficace nel proteggersi proattivamente installando le difese necessarie. Inoltre, mentre è facile identificare i danni diretti, è più complicato identificare quelli indiretti causati dagli attacchi» prosegue il direttore della cybersecurity di Exprivia spiegando che «se un server utilizzato per fare un check-in a un mezzo di trasporto non funziona, chi fornisce il servizio ne è immediatamente penalizzato, così come lo è il passeggero che non può portare a termine le sue attività. Queste a volte possono coincidere con l’andare a sottoporsi a un’operazione, e quel ritardo potrà essere un danno indiretto».
In un sistema digitale interconnesso e transnazionale «è difficile attribuire attacchi a gruppi riconducibili a una nazione e dobbiamo prendere atto che non bisogna mai abbassare la guardia sulle vulnerabilità dei sistemi», conclude Raguseo.