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Fermate la fuga dei pazienti

Siamo ancora nel guado, un guado culturale ma anche di pigrizia. Nel 2023 siamo ancora colpevolmente incerti se la notizia da dare è di una persona che muore per un male incurabile o invece se gioire e comunicare ogni giorno i successi che, sempre più numerosi, danno speranza e terapie laddove ieri nulla c’era. Mi occupo di tumori polmonari da diversi anni, da quanto basta per dire che, all’epoca, il tumore polmonare era davvero incurabile. Mi ritrovo invece oggi a vedere pazienti che, pur avendo una malattia metastatica, sono vivi da anni, in qualche caso da oltre un decennio.

Non mi sorprendo più, solo che fa meno notizia del male incurabile. Che guaio, che guado. Mi occupo, all’interno dell’Istituto “Giovanni Paolo II” di Bari, non solo di chi ha un tumore polmonare ma anche di chi, non avendolo ma essendo a rischio in quanto fumatore, può giovarsi di campagne di prevenzione come quella nazionale di screening noto con l’acronimo di RISP che così tanto successo di adesioni sta avendo in Puglia.

Già la Puglia. La Puglia non è solo turismo ma anche tanto altro. I tumori polmonari vengono trattati secondo i più moderni percorsi scientifici e con i farmaci più innovativi. «Sostenere la ricerca per migliorare la cura», come ribadisce il direttore generale Alessandro Delle Donne. «Istituto di ricerca vuol dire cure appropriate, personalizzate, percorsi multidisciplinari di presa in carico, collegamenti con università, centri di ricerca, fondazioni, per migliorare la qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie». C’è la possibilità di poter avere farmaci innovativi precorrendo i tempi della loro immissione in commercio e consentendo al tempo stesso un guadagno di immagine e risorse al sistema. La rete può avere ancora diverse smagliature ma esiste, il network di competenze e di condivisione è saldo, gli operatori sono motivati anche se sempre più spesso stritolati da una cinica burocrazia che corre attraverso i terminali, da non avere il tempo di incrociare gli occhi di chi sta di fronte.

La mobilità passiva non è una sconfitta se si riesce a offrire le stesse terapie disponibili altrove, serve solo a ri-avere in Regione un paziente che magari ha bisogno di un secondo parere. Se però indeboliamo professionalità e risorse, il paziente va via affidando se stesso e la sua malattia a strutture che offrono quelle terapie innovative e avanzate cui facevo cenno prima ma anche una immagine di funzionalità e di attrazione che fa parte del sistema. E se il paziente va via paghiamo tutti. Paga il paziente perché perde fiducia nel sistema e si affida al medico di turno di altra regione portando via rabbia e denaro, paga il sistema che dovrà comunque traslocare risorse altrove indebolendosi e impoverendosi, paga anchi come me lavora sodo e in assoluta onestà pensa a offrire al paziente lo stesso farmaco che assumerà altrove. Mi auguro, da medico, che la Puglia continui ad avere risorse sufficienti per reggere un confronto sano, senza avviarsi in un circolo vizioso dove, perdendo risorse, perde terapie e, perdendo terapie, perde risorse, medici e… pazienza.

Domenico Galetta è direttore di Oncologia medica per la patologia toracica dell’Istituto Tumori

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