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Autonomia differenziata, Capone: «Dal Sud un messaggio chiaro: nessuna delega senza pari servizi»

«Il Consiglio si è già espresso contro l’autonomia differenziata. Deciderà l’aula come tornare a discuterne. Temo la recessione perché aumenterebbe i divari Nord-Sud e fermerebbe l’economia». Loredana Capone, presidente del Consiglio Regionale pugliese, punta l’indice contro il ddl Calderoli approvato dal Consiglio dei ministri. Presidente Capone, la questione autonomia differenziata chiama le regioni del Sud…

«Il Consiglio si è già espresso contro l’autonomia differenziata. Deciderà l’aula come tornare a discuterne. Temo la recessione perché aumenterebbe i divari Nord-Sud e fermerebbe l’economia». Loredana Capone, presidente del Consiglio Regionale pugliese, punta l’indice contro il ddl Calderoli approvato dal Consiglio dei ministri.

Presidente Capone, la questione autonomia differenziata chiama le regioni del Sud a una scelta di campo. Michele Emiliano si è esposto da tempo contro la riforma. Da più parti, però, emerge la richiesta di un nuovo Consiglio regionale monotematico sul tema. Ci state lavorando?

«Purtroppo è accaduto ciò che temevamo. Inutile dire che questa è la fine di ogni speranza per il Sud. C’è chi la chiama secessione dei ricchi. Io dico che è una manovra contro i cittadini meridionali. Perché è irragionevole pensare di contrattare materie come sanità e istruzione con le singole regioni senza salvaguardare la complessità territoriale. L’Italia viaggia a due velocità, è un dato di fatto, da Svimez a Banca d’Italia i dati sono inclementi: abbiamo meno asili nidi, meno posti letto negli ospedali, meno scuole, meno classi a tempo pieno, per non parlare dei trasporti, per l’alta velocità a Lecce bisognerà aspettare, bene che vada, il 2026. Ho sentito dire in questi giorni che l’autonomia differenziata servirà a distinguere chi amministra bene da chi non lo fa. Ma se le risorse arrivano alle regioni in misura diversa come si fa a equiparare le responsabilità?».

C’è sufficiente coordinamento, secondo lei, tra le regioni meridionali nel fare fronte comune?

«La posizione è forte e unanime in tutte le regioni meridionali e non poteva che essere così perché, chi come noi abita ogni giorno i territori, ha ben contezza di cosa vorrebbe dire un provvedimento del genere. E sì, chiaramente siamo insieme in questa battaglia di dignità. Il presidente Emiliano è in continuo contatto con gli altri presidenti come io lo sono con i miei colleghi dei Consigli regionali».

La discussione sul ddl ora arriverà in Parlamento. Avete intenzione di convocare i deputati e i senatori pugliesi?

«Con molti di loro siamo già in contatto da tempo. D’altra parte loro sono i nostri rappresentati al Governo e a loro dobbiamo chiedere sostegno ma anche chiarezza rispetto al futuro che ci aspetta».

Secondo Michele Emiliano il ddl Calderoli si arenerà dopo il voto delle regionali in Lombardia. È d’accordo?

«Se l’obiettivo di approvare il decreto in tutta fretta è quello di far crescere i voti di un partito in calo di consensi, per le regionali in Lombardia, allora è probabile che il progetto si areni. Se, invece, il Governo vuole ripristinare la questione settentrionale contro il Sud, allora, purtroppo la legge sarà portata avanti. In ogni caso è strano che il partito che ha vinto le elezioni parlando di unità nazionale si stia piegando in questo modo. Perché se davvero l’interesse dell’Italia, perché la questione meridionale è una questione nazionale, fosse stato sacrificato nel nome di una resa dei conti tutta interna sarebbe non solo grave ma un insulto a tutte le Italiane e gli Italiani. Voglio pensare che non sia così, che sia stata, invece, una scelta miope di chi il Sud, nonostante la presunzione, non lo conosce affatto. Il Consiglio regionale si era espresso all’unanimità contro il progetto di autonomia differenziata e sono certa che anche stavolta sarà unanime la volontà di salvaguardare gli interessi del Sud e dei pugliesi. Se e come ne discuteremo è una scelta che, come sempre, spetterà alla democrazia dell’aula».

Cosa la preoccupa di più del progetto autonomista?

«Il rischio di recessione dell’Italia. Questo progetto può aggravare il divario del Sud il che vuol dire impoverire ulteriormente l’intero Paese. Se vi aggiungiamo la proposta di ridurre gli stipendi dei professori del Sud il quadro diventa ancora più chiaro».

Il Pd sembra aver trovato coesione contro il progetto tanto caro alla Lega. Eppure la regione Emilia Romagna è stata la prima, insieme a Veneto e Lombardia, a discutere col governo per trattenere sul territorio maggiori competenze.

«Ho stima del presidente Bonaccini e le sue ultime dichiarazioni lasciano ben sperare. D’altra parte il messaggio del Sud è stato chiaro: niente autonomia finché non saranno garantiti gli stessi diritti dei cittadini del Nord e non saranno messe le risorse per garantirli. Non è un gioco, si tratta della vita di centinaia di migliaia di donne, uomini, bambini, e con la vita non si scherza. Lo dice la nostra Costituzione all’art.3, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”, e per quella dignità il Partito Democratico deve essere in campo, ogni giorno e oggi ancora di più».

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