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Vicenda Arif. Basta col fumo negli occhi

L’Arif fa sempre notizia, nel bene o nel male. Quando si tratta di questa sfortunata agenzia per i servizi irriguo forestali della Regione Puglia non «si butta via niente». Né una nota, né un comunicato, né una presa di posizione motivata da interessi di parte: tutto fa brodo. E polemica. La Uila, Unione italiana dei lavoratori agroalimentari, insieme a Fai (Federazione agricola alimentare) e Flai (Federazione lavoratori agro-industria), nei giorni scorsi ha dato ampia eco al percorso avviato, insieme alla struttura tecnica dell’assessorato all’Agricoltura, con l’obiettivo di abrogare l’articolo 10 della legge regionale 30 del 30 novembre 2022. Un passo indietro della stessa Regione che sancisce la piena applicabilità del Ccnl degli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale e idraulico agraria ai dipendenti di Arif (e non quello della Funzione pubblica).

Un dietrofront che gli uffici di via Gentile non hanno fatto per accontentare i sindacati o, come qualcuno asserisce, per garantire ai lavoratori privilegi ormai acquisiti. Questo per due ordini di ragioni. Il primo è che la legge 30 del novembre 2022, così come è stata formulata, è illegittima. E a dirlo non sono le organizzazioni di categoria, bensì l’ufficio legislativo del ministero per la Pubblica amministrazione e la Ragioneria generale dello Stato presso il ministero dell’Economia e delle finanze, che hanno recepito tutti i rilievi formulati da Fai, Flai e Uila. Sono i ministeri che hanno “stoppato” la Regione sulla prosecuzione di quella norma. Nella sua nota l’Ufficio legislativo del ministero della Pa chiarisce che «il margine che si lascia per evitare l’impugnativa […] è una riformulazione della disposizione legislativa che mantenga la differenza dei contratti applicati nell’ente». Per la serie: ai forestali venga applicato il Ccnl dei forestali. Detto ciò è chiaro che la sopracitata norma non sia mai stata una “norma taglia-privilegi” per il semplice fatto che tra i dipendenti Arif privilegi non ce ne sono. Il contratto collettivo nazionale prevede, come tutti gli accordi siglati dai sindacati confederali, una giusta remunerazione e le giuste tutele ai lavoratori che vengono garantite da istituti specifici legati al profilo e alla mansione. Tutto è il resto è fuffa, chiacchiere, fumo gettato negli occhi per alimentare polemiche, aizzare folle o dis-informare l’opinione pubblica. Di tutto si parla fuorché di come rendere l’agenzia veramente strategica e al servizio del sistema agroalimentare della nostra regione, di come formare i lavoratori ad affrontare le sfide imposte dalla transizione green, di come rilanciare il comparto della forestazione, di come supportare al meglio i Comuni nella tutela del paesaggio e dell’ecosistema naturale, di come specializzare gli operai nella lotta alla Xylella. Niente. Il “come” non interessa a nessuno. È più proficuo spostare artatamente l’attenzione sul “perché”. Perché un operaio prende quanto un dirigente? Menzogna. Perché un lavorate “beggia” sotto il portone di casa sua? Menzogna. La verità interessa a pochi. Ma quei pochi sanno come utilizzarla: per fare il bene comune.

Pietro Buongiorno è segretario generale Uila Puglia

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