(Adnkronos) – “Ascolto storie di persone che sono state al 41bis per molti anni; in redazione ho un detenuto con il padre al 41bis da 21 anni. E allora dico, quantomeno cominciamo a parlare dei limiti da porre al 41 bis. Non si può stare a vita al 41 bis, si deve ragionare sui tempi e sul numero delle persone al 41 bis. Cominciamo a parlarne. I regimi varati in fase di emergenza non sono la normalità. L’emergenza può durare anche qualche anno, ma poi basta. Adesso non siamo più in emergenza. Si faccia una riflessione seria su quanto un essere umano può restare in isolamento, dove si profila davvero la tortura. Non possono le famiglie avere un familiare in quelle condizioni per decenni”. Così all’AdnKronos Ornella Favero, direttrice di ‘Ristretti Orizzonti’, sul cosiddetto ‘carcere duro’, discussione tornata al centro dello scenario dopo l’arresto del superboss Matteo Messina Denaro e sull’onda del caso Cospito.
Ed è proprio su Cospito che si sofferma Favero: “Il concetto del 41 bis – osserva – è quello di non permettere alle persone di mantenere i contatti con l’organizzazione criminale, e questo pone già dei problemi rispetto al caso Cospito, perché è difficile vedere un’organizzazione precisa nei gruppi e nelle realtà dell’anarchia. Ma, ripeto, io trovo che ormai il regime del 41 bis non abbia più senso di esistere, ne sono convinta. Il nostro Paese ha fatto la lotta contro la mafia riportando delle vittorie, non c’è più la mafia di 30 anni fa, non ci sono più quegli omicidi e quella violenza, c’è la corruzione, c’è malavita e criminalità, criminalità che ha la sua forza, ma si può combattere diversamente, anche dal punto di vista culturale”.
“Tutti quelli che conosco e che sono stati anni al 41 bis – prosegue Favero – mi dicono che il cambiamento avviene se tu ti confronti con il mondo esterno, se accetti di parlare e vedere persone diverse, se incontri pezzi della società civile, non certo se tu stai chiuso lì dentro e parli al massimo con un altro con cui condividi il passeggio. Al 41 bis c’è un’area riservata in cui addirittura viene fornita una cosiddetta ‘dama di compagnia’ per evitare che l’isolamento, come dice la regola, sia totale. Ma di cosa parliamo?”.
Quanto alla differenza di reazione della politica, e non solo, fra il caso Cospito e il caso del superboss Bernardo Provenzano, lasciato al 41 bis fino alla morte e quando era gravemente malato, la direttrice di ‘Ristretti Orizzonti’ sottolinea: “Questo ci dimostra che la politica ha paura e crede di dover salvare l’immagine, teme che dire che un regime come il 41 bis oggi non abbia più senso, significhi passare per amici della mafia. Ma il politico serio non dovrebbe aver paura di questo, non dovrebbe aver paura che vengano ristabiliti i diritti nelle carceri. Lo Stato deve saper dimostrare anche un volto mite che non significa non agire ma mostrare un volto umano, e il politico non ha nulla da temere”.
Infine, su quante reali possibilità ci siano che il regime del 41 bis venga modificato per essere reso meno afflittivo, Favero chiosa: “Temo nessuna, ma penso che si debba lo stesso avere il coraggio di continuare la battaglia. Il 41 bis prevede livelli sottili di mostruosità, ad esempio si possono avere un certo numero di fotografie e di certe dimensioni e così via. E’ tutto misurato al limite della paranoia, e la persona isolata al 41 bis diventa paranoica perché è il sistema che la porta a questo punto. C’è una puntata della serie tv ‘Law & Order’ dedicata proprio a questo. Un poliziotto si fa mettere in isolamento per cercare di capire cosa significhi, e in una settimana praticamente impazzisce senza rendersi conto che era trascorsa una settimana, mentre lui era convinto fosse passato chissà quanto tempo. Ecco, per sottolinearne la mostruosità”.